Maria Sancho-Arroyo
Leggi i suoi articoli«Canova: schizzi in argilla» alla National Gallery of Art (NGA) di Washington (11 giugno-9 ottobre, poi all’Art Institute di Chicago dal 19 novembre al 18 marzo 2024) esplora il procedimento di lavoro del celebre scultore di Possagno, dal bozzetto in argilla all’opera finale in marmo. Dopo aver sviluppato le sue idee nell’argilla, Antonio Canova (1757-1822) realizzava modelli in gesso sempre più grandi che venivano colati. I suoi assistenti usavano il sistema di puntatura per copiare il gesso nel marmo, che lui poi rifiniva. Un metodo che gli permise di essere prolifico e di mantenere i più alti standard di qualità per le sue opere.
L’artista non solo trovava l’argilla estremamente utile per creare le sue sculture in marmo, ma si deliziava anche con la sua sensazione al tatto ed era particolarmente appassionato quando scolpiva in questo materiale. Segnati dalle rapide impronte delle sue dita e dei suoi strumenti, i suoi modelli hanno un carattere completamente diverso dai suoi marmi, i quali sono invece rifiniti con una perfezione che nasconde ogni traccia della mano dell’artista. Le sue terrecotte invece offrono uno sguardo rivelatore e intimo sul processo immaginativo e tecnico di Canova. L’artista usava l’argilla per esplorare le sue idee in tre dimensioni, per presentare i suoi progetti ai committenti sotto forma di modelli più rifiniti, per creare modelli più grandi che lo aiutassero a perfezionare i dettagli dei suoi progetti e per produrre i modelli finali in scala reale che venivano poi colati in gesso. Esponendo i modelli preparatori di Canova accanto ad alcuni dei suoi marmi più belli, la mostra invita a contemplare come un artista rinomato per la levigata perfezione di queste sculture marmoree possa averle sviluppate partendo da uno stile di modellazione così espressivo, così grezzo e immediato come l’argilla.
In occasione di questa mostra sono state condotte ricerche tecniche approfondite su circa 40 dei 60 modelli in terracotta sopravvissuti. I risultati rivelano le loro fasi di realizzazione da parte di Canova, nonché i segni degli strumenti o i gesti di modellazione che contraddistinguono il suo stile. Si tratta della prima mostra in oltre cinquant’anni a concentrarsi sulle terrecotte dell’artista e sulle sue fenomenali capacità di modellatore. È presentato un ampio gruppo di terrecotte provenienti dal Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, sua città natale nel Veneto, oltre a squisiti esempi provenienti da altre collezioni in Europa, inclusi anche diversi gessi e marmi direttamente collegati alle terrecotte.
Negli Stati Uniti sono pochissime le opere di Canova presenti nei musei e questa mostra è un’ottima occasione per vederne alcuni esempi. Tuttavia, il grado di apprezzamento dell’artista da parte del pubblico americano ha una lunga storia. «Il vecchio Canova di Roma» («Old Canove of Rome») dichiarò Thomas Jefferson nel 1816, quando gli fu chiesto chi dovesse scolpire un ritratto di George Washington per la sede dello Stato della Carolina del Nord. E che cosa avrebbe dovuto indossare Washington? «Il [costume] romano», consigliò Jefferson. Il «George Washington» in marmo di Canova arrivò nella Carolina del Nord il 24 dicembre 1821 con una grande cerimonia e un saluto di 24 cannoni, ma nel 1831 un incendio distrusse la sede dello Stato americano e con essa la statua del presidente. La mostra espone due modelli del marmo perduto, uno in terracotta l’altro in gesso, e vanta il patrocinio del Comitato Nazionale per la celebrazione del bicentenario della morte di Canova con il supporto dell’Ambasciata d’Italia a Washington. Come ha dichiarato l’ambasciatrice Mariangela Zappia, la mostra è parte di una più ampia iniziativa per promuovere gli artisti italiani negli Stati Uniti.
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