La Fondazione Bevilacqua La Masa ospita fino al 10 aprile una retrospettiva di Ferruccio Gard in occasione degli 80 anni dell’artista: «Il Gard cinetico. Sono solo 4x20», con presentazione di Francesca Brandes. Gard, di professione giornalista, è stato uno dei primi protagonisti dell’Arte cinetica e programmatica.
Gli inizi di questo movimento, di respiro europeo, risalgono alla fine degli anni ’60. L’esordio veneziano avvenne nel 1969 nella storica galleria di Mestre Verifica 8+1: oltre a Gard, vi parteciparono tra gli altri Sara Campesan, Bruno Munari, Alberto Biasi e Julio Le Parc.
Il cinetico del colore fu definito: un esplodere di gialli, rossi, verdi, azzurri e arancioni (che lui definisce «emozioni»). La qualità della sua produzione ha trovato riscontro nella partecipazione a ben sette Biennali. «Ora è venuto il tempo di storicizzare», afferma Gard, grazie alla rassegna di circa 60 opere dagli inizi degli anni ’70 agli ultimi lavori di quest’anno. Non si tratta comunque di un revival all’insegna della nostalgia.
In quest’occasione l’artista esordisce come scultore con due opere inserite in due teche in plexigas. Altra novità è il ricorso al bianco e nero anche nelle tele, impreziosite da varie sfumature di grigio. Il bianco e il suo corrispettivo nero; «un colore quanto mai luminoso», sostiene, in consonanza con Emilio Vedova che questa tesi l’aveva sempre sostenuta.