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Fabrizio Russo

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Futurismo alla Gnam. Il gallerista Russo: «Ho seguito il prestito di 8 opere su 350, collaboro a grandi mostre e la politica non c’entra»

 «Nella mostra avrebbero dovuto essere coinvolti Coen, Benzi, Fonti e Duranti», sostiene il mercante

 

Guglielmo Gigliotti

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La Galleria Russo, diretta da 40 anni da Fabrizio Russo, è una polarità nazionale della promozione dell’arte della prima metà del ’900, tra cui quella futurista. La Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, che ospiterà dal 2 dicembre la mostra «Il tempo del Futurismo», ha quindi rivolto anche a lui la richiesta di prestito di un gruppo di opere dei seguaci di Marinetti. Ciò lo ha catapultato nell’occhio del ciclone delle polemiche che hanno investito organizzazione e concezione della mostra, con accuse di interesse privato e di favoritismi politici.

Come risponde a riguardo?
È tutto paradossale, da oltre vent’anni la mia galleria cura ogni anno centinaia di prestiti gratuitamente per mostre istituzionali, rendendo un servizio ai nostri collezionisti e alla collettività. Oggi, per aver seguito il prestito di 8 opere su 350, sono etichettato con gli epiteti più incredibili. Vengo definito «Gran Burattinaio della mostra», «privilegiato», viene insinuato che io partecipi a chissà quali riunioni segrete al Ministero della Cultura (mai varcata la soglia dello stesso) e infine si parla di «amichettismo». descrivendo il ruolo che non ho all’interno della mostra. Insomma un mostro! Tutto da ridere. 

Alberto Dambruoso, incaricato di cocurare la mostra alla Gnam, incolpa lei della sua rimozione da tale ruolo. Che cosa gli risponde?
Purtroppo non sono un uomo così potente da influire su scelte istituzionali. 

La mostra si profila come importante, con prestiti dai maggiori musei del mondo: non si rischia di mortificarla con Osho (l’autore satirico Federico Palmaroli) e altri effetti speciali?
Non conosco Osho, non ne conosco il progetto mediatico, e dunque mi riserverei di commentare dopo l’inaugurazione della mostra. Ciò vale anche per l’intera mostra: aspettiamo che apra.

Secondo Gennaro Sangiuliano la mostra doveva segnare una riscoperta del Futurismo. Perché nessuno ha informato l’ex ministro della mole di studi, mostre e libri che da oltre 70 anni hanno valorizzato lo straordinario e variegato fenomeno futurista? È da «comunisti» farlo notare?
Ma assolutamente no! Sarebbe stato molto più opportuno coinvolgere protagonisti assoluti nel panorama della ricerca futurista a prescindere dalla loro idea politica. Lasciatemelo dire, non si sarebbero dovuti tralasciare per una mostra di questo calibro Ester Coen, Fabio Benzi e Daniela Fonti. Così come anche Massimo Duranti, grande e serio studioso di aerofuturismo.

L’errore originario della mostra voluta da Sangiuliano non deriva dall’assunto ideologico di partenza, per cui l’evento doveva essere una risposta all’egemonia culturale della sinistra? Le mostre non devono andare al di là delle divisioni tra destra e sinistra?
Con me sfonda una porta aperta e i miei rapporti con gli studiosi anzidetti ne sono una conferma, lasciamo sempre fuori appartenenze politiche dalla cultura. In realtà sbagliando tempi e modi, seppure con entusiasmo e buona fede, il desiderio di fondo suppongo fosse quello di omaggiare il Movimento Futurista, si badi bene, l’unico movimento artistico italiano del Novecento riconosciuto all’estero, non un movimento di inclinazione fascista bensì un’idea geniale nata nel 1909 e non dopo il 1919, quando vennero fondati a Milano i Fasci italiani di combattimento. 
Il grande errore, a mio modesto avviso, a seguito della mostra curata da Fabio Benzi a Otterlo, è stato quello di non far convergere attorno al progetto di una sua riproposta in Italia (con i dovuti approfondimenti e le necessarie modifiche) studiosi insigni. Ora però, lasciatemi fare i miei più sinceri auguri per un grande successo della mostra nonostante tutte le chiacchiere, perché stiamo parlando di pura cultura e non dobbiamo dimenticare che l’arte è di tutti.
 

Di quale mostra da lei promossa nella sua galleria di Roma, va più fiero?
Ne ho realizzate più di 120 nella mia storia di gallerista iniziata nel 1984. Quindi, proprio in relazione alla mostra imminente ricorderei gli omaggi fatti a: la collezione privata di Casa Marinetti, Umberto Boccioni, Mario Sironi, Giacomo Balla, Gerardo Dottori, Tato. Infine, forse quella che mi sta più a cuore, quella dedicata alla figura di Margherita Sarfatti, inaugurata durante il periodo Covid, e che nonostante ciò ha contato 10mila visitatori in un mese. 

 

Guglielmo Gigliotti, 28 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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