Matteo Mottin
Leggi i suoi articoliA sud del Po, nelle zone del piacentino comprese tra la Val Tidone a ovest e la Val d’Arda a est, il 13 dicembre è tradizione festeggiare Santa Lucia, la santa protettrice della vista, degli oculisti e degli elettricisti, spesso rappresentata con in mano una coppa, o un piatto, con dentro i suoi occhi recisi. La sera del 12 dicembre i bambini lasciano dei dolci per la Santa, insieme a una scodella di latte per il suo asino che traina un carretto carico di regali. Si va poi a dormire, in attesa dello spettro della Santa, e la mattina dopo, al posto delle offerte, i più piccoli trovano dei doni.
Nella loro terza personale presso la galleria Pinksummer, visitabile fino al 24 febbraio, Invernomuto (Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi, entrambi originari di Vernasca, in provincia di Piacenza, e di base a Milano) presentano una nuova serie di lavori ispirata all’iconografia di Santa Lucia. Gli artisti, che da anni sviluppano anche due individuali linee di ricerca musicali, operano un «remix» della simbologia con cui solitamente viene rappresentata la Santa, innestandovi elementi che richiamano loro precedenti progetti, omaggi ad altri artisti e a giocattoli degli anni ’80.
«La mostra è fatta di tante madeleine», dicono gli artisti.In effetti il percorso è carico di elementi che suscitano remoti ricordi in chi è stato bambino prima dell’avvento delle tecnologie digitali: il volto di una mummia stampato a rilievo su un frisbee in gomma flessibile viene distorto a ricreare il movimento di una voluta di fumo («Twisted Goops», 2023); una mano dello spettro Bug-Eye, personaggio mutuato dal cartone animato «Ghostbusters», viene ingrandita, trasformata in candela e accesa durante l’opening («GHOST TM», 2023), e un’altra versione dello stesso soggetto, nella seconda stanza della galleria, è stampata in gomma e regge due caramelle a forma di bulbo oculare.
Ai lati della prima sala dello spazio espositivo sono posizionate a pavimento due linee formate da merendine, Kinder Brioss, e piccoli contenitori quadrati contenenti latte condensato (ancora un riferimento alla Santa e al suo asino), disposte come gli elementi rituali dell’installazione «158.aktion» (2020) di Hermann Nitsch. Il titolo è un chiaro riferimento all’opera dell’austriaco: «Petit-Déjeuner avec Hermann Nitsch (Offering for Santa Lucia)». Nella seconda sala, su un plinto a forma di inginocchiatoio, un piatto da osteria contiene due occhi molto realistici con le iridi specchianti («Penone»), un omaggio a «Rovesciare i propri occhi» (1970) di Giuseppe Penone mentre ai lati della porta due sculture, una in ceramica («Teflon») e una in schiuma poliuretanica («Teldon»), richiamano l’estetica di uno dei primi progetti di Invernomuto, «Boomeria» (2011), ricerca su un castello in stile medievale costruito in California negli anni ’50 e usato come set per giochi di ruolo dal vivo.
I pochi punti luce caldi e soffusi, gli ampi spazi lasciati vuoti tra le opere e la voluta assenza di un testo descrittivo contribuiscono a creare un’atmosfera di sospensione e attesa simile a quella provata dai bambini piacentini nelle notti tra il 12 e il 13 dicembre. Questa sensazione è accentuata da un intervento non segnalato sulla mappa di sala, un breve audio ad alto volume che si attiva ogni 20 minuti circa, in contemporanea con il temporaneo spegnimento delle luci in galleria. La mostra è accompagnata da un testo del duo curatoriale Francesco Urbano Ragazzi che aggiunge un nuovo livello di lettura alla mostra, innestandovi in chiave narrativa temi quali la fenomenologia e l’offerta dei nostri occhi all’incessante scorrere di informazioni su internet. Un ulteriore remix dei temi legati a Santa Lucia.
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