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Una delle architetture del giardino di Villa Durazzo Pallavicini. Foto Gaia Peverati

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Una delle architetture del giardino di Villa Durazzo Pallavicini. Foto Gaia Peverati

Esoterismo tra le camelie

Il Parco di Villa Durazzo Pallavicini non è mai stato un giardino privato

Barbara Antonetto

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Quando si ha a che fare con l’esoterismo si rischia di cadere nello spiritismo: questo non accade a Pegli dove uno staff formatosi attraverso studi e ricerche documentarie accompagna i visitatori a scoprire, e soprattutto a capire, che il Parco di Villa Durazzo Pallavicini non è, o meglio non soltanto, uno splendido giardino ricco di specie botaniche rare, ma il contenitore di un percorso esoterico, la scenografia entro la quale compiere un cammino filosofico alla scoperta di sé stessi.

A idearlo e a strutturarlo come un’opera teatrale in tre atti (ognuno composto da quattro scene e preceduti da un prologo e un antefatto e seguiti da un epilogo) furono Ignazio Alessandro Pallavicini e Michele Canzio. Marchese il primo e architetto e scenografo teatrale il secondo, erano vicini alla Massoneria, che in Liguria vide nascere nel 1856 la sua Loggia più antica, il Trionfo ligure d’Italia. Insieme progettarono un percorso circolare in cui non è previsto che si possa tornare indietro e in cui la vegetazione cambia a scandire l’atmosfera e il significato di ogni atto ma, proprio per questo suo ruolo, non subisce variazioni con il passaggio delle stagioni.

Nulla è lasciato al caso: le acque, le architetture in vari stili (neogotico, neoclassico, rustico, alla giapponese, alla cinese a simboleggiare le diverse culture del mondo), le piante e perfino gli scorci sul paesaggio sono studiati nei minimi dettagli per accompagnare il visitatore in un percorso iniziatico e purificatore che lo porti ad avvicinarsi al dio laico architetto dell’universo, ma soprattutto a diventare un uomo migliore. Il progetto venne realizzato in 6 anni da 350 operai e inaugurato il 23 settembre 1846.

il Parco di Villa Durazzo Pallavicini, esteso per 8 ettari sulla collina dirimpetto al mare, non è mai stato un giardino privato: da subito vennero organizzate visite con accompagnatori e pubblicate guide e serie di stampe. Nel giro di pochi anni divenne talmente famoso da contare 20mila visitatori all’anno (nei registri nomi di personaggi importanti provenienti dall’Europa e dall’America e anche la regina Margherita). Nel 1928, il Parco, il palazzo (oggi sede del Museo Archeologico), l’orto botanico e tutte le dipendenze sono stati donati al Comune di Genova.

Oggi il Parco è in concessione all’Associazione Villa Durazzo Pallavicini, che a partire dal 2010 ne ha curato il restauro tramite gli architetti Fabio Calvi e Silvana Ghigino, direttrice del Parco. Visitare il Parco per conto proprio consente di apprezzare le differenti (e divertenti) architetture e sculture, nonché le splendide ambientazioni vegetali che variano dal paesaggio di montagna al bosco mediterraneo all’oasi esotica (il Parco vanta tra il resto il raggruppamento più vasto e più antico di camelie d’Italia), ma il consiglio è: prenotate una visita guidata per scoprire tutti i significati reconditi del Parco. Magari non ne uscirete purificati, ma certamente arricchiti.

Una delle architetture del giardino di Villa Durazzo Pallavicini. Foto Gaia Peverati

Barbara Antonetto, 17 maggio 2019 | © Riproduzione riservata

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