Andrea Merlotti
Leggi i suoi articoliLe regge italiane proseguono a incontrarsi, a discutere, a progettare. Sembrerebbe ovvio, ma così non è. Solo da pochi anni, infatti, i convegni fra le antiche residenze reali sono divenuti frequenti. L’ultima occasione è stata, lo scorso 26 gennaio, un incontro organizzato dal Palazzo Reale di Milano e dal suo direttore Domenico Piraina. Riprendendo il testimone da Venaria, che nel 2019 aveva organizzato un convegno sul centenario delle dismissioni (la cessione delle regge allo Stato da parte della Corona avvenuta dopo la guerra), la reggia milanese ha concentrato la propria attenzione sulle successive dispersioni.
Con questa espressione s’intende il processo per cui, una volta che le regge erano state dismesse, i loro arredi erano stati, appunto, «dispersi» nelle sedi più svariate: non solo altri palazzi reali, ma anche uffici pubblici di diverso genere, come Prefetture e Soprintendenze, e persino Ambasciate in Europa e non solo. Per decenni sono stati numerosi gli sforzi operati in molte ex regge italiane per identificare i patrimoni che un tempo erano stati conservati al loro interno. Spesso con la speranza, niente affatto nascosta, di recuperarne parte, riportando così almeno alcune delle proprie sale a quello che era considerato il loro aspetto originario (con tutti i limiti di un simile concetto).
«A cent’anni dalla dispersione. Ricognizione, recupero e valorizzazione del patrimonio storico artistico delle Residenze Reali di Milano e Monza» è stata l’occasione per riflettere, attraverso il caso delle due grandi residenze lombarde, su un fenomeno che interessa tutte le regge della penisola. Impossibile qui dar conto della ricchezza di relazioni, spesso frutto di ricerche durate anni. Un cenno, tuttavia, va fatto almeno a quella svolta a quattro mani da Luisa Morozzi, del Quirinale, e Marina Rosa, del Centro documentazione Residenze Reali Lombarde.
Le due studiose hanno dato conto, infatti, di una ricerca decennale che ha ricostruito i percorsi del patrimonio della Reggia di Monza dopo la sua chiusura in seguito all’assassinio di Umberto I nel 1900. Il tema della dispersione si è così saldamente intrecciato con quello della gestione, cui hanno dedicato i loro interventi d’apertura Domenico Piraina, il direttore della Reggia di Monza Giuseppe Distefano e i soprintendenti Paolo Savio e Giuseppe Stolfi, nei cui territori di competenza sono le due residenze. Conoscere il passato delle regge è premessa necessaria e indispensabile per gestirle nel presente. Un punto su cui hanno anche insistito Paola Strada, Benedetta Chiesi e Simone Percacciolo.
Piraina e Distefano, poi, hanno sottolineato la necessità di una sempre maggiore integrazione fra le ex regge, non solo quelle lombarde, ma più in generale tutte quelle della penisola. Costruire un sistema che consenta un serrato dialogo culturale e amministrativo: sarà certo questo uno dei temi centrali nei prossimi incontri, da quello che si sta preparando a Venaria nel corso del 2023 agli altri che seguiranno.
Altri articoli dell'autore
Nonostante gli storici abbiano da tempo fatto luce, almeno in parte, sulle forme della costruzione del suo mito, quest’ultimo pare resistere alle critiche, inossidabile
Opere lusitane nelle regge di Sintra, Queluz e Pena
I Palazzi Reali italiani si sono ritrovati in convegno a Napoli per discutere di conservazione preventiva
Un patrimonio per l’Europa (russi esclusi) discusso alla XX assemblea dell’Association des Résidences Royales Européennes (Arre)