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«Le grand style» (1952), gouache di René Magritte, 3,08 milioni di euro, Christie’s Londra

© Christie’s Images Limited 2024

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«Le grand style» (1952), gouache di René Magritte, 3,08 milioni di euro, Christie’s Londra

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Dopo cent’anni il Surrealismo è più apprezzato che mai

Complice forse la Biennale 2022, il movimento di inizio Novecento è oggetto di un rinnovato interesse del mercato (a scapito di Astrattismo e Concettuale): Magritte il più amato (forse toccherà i 100 milioni), Leonor Fini con margini di crescita, e Dalí, Miró, Tanning e Sage sempre di successo

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Elena Correggia

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La «rivoluzione dell’occhio» auspicata da André Breton dopo un secolo non perde la sua attrattiva, anzi. A cento anni dalla pubblicazione del manifesto che segnò la nascita del Surrealismo, il movimento d’avanguardia è più attuale che mai. A celebrarlo una serie di mostre che hanno dato rinnovata visibilità a Magritte e compagni, a cominciare da quella itinerante organizzata dal Centre Pompidou di Parigi che, dopo una tappa a Bruxelles, è ora visitabile nella capitale francese fino al 13 gennaio 2025, in attesa di toccare Madrid e Amburgo e prima di volare oltreoceano a Filadelfia, dove si concluderà nel 2026. Ma se si guarda al mercato, la loro popolarità non è una novità degli ultimi mesi. 

«Il Surrealismo è uno dei fondamentali e più longevi movimenti di avanguardia la cui eco si è riflessa fino alla fine degli anni ’60, commenta il gallerista parigino Jean-François Cazeau. I valori nelle vendite per questi autori in generale sono cresciuti con costanza negli ultimi due decenni, anche se gli artisti più riconoscibili come Magritte hanno beneficiato di un incremento più marcato di altri. Ora, se è vero che i collezionisti più importanti non hanno atteso il centenario per sostenere il movimento, le manifestazioni di questo periodo hanno favorito l’interesse da parte di nuovi collezionisti, specialmente di quelli che stanno scoprendo l’eredità del Surrealismo nell’arte contemporanea». Una più spiccata attenzione del mercato si è verificata negli ultimi anni in concomitanza con la Biennale di Venezia del 2022 curata da Cecilia Alemani, il cui titolo, «Il latte dei sogni», citava uno scritto di Leonora Carrington, figura vicina alla sensibilità surrealista. Ciò accadeva proprio nello stesso anno dell’importante mostra sul Surrealismo alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. 

«Sono stati eventi che hanno avviato un deciso apprezzamento anche per le donne artiste, come ad esempio oltre alla stessa Carrington, Leonor Fini, Dorothea Tanning, Remedios Varo, quindi anche di quelle che pur non essendo parte integrante del movimento sono riconducibili a quell’ambito per tematiche ed estetica, afferma il gallerista Tommaso Calabro. Credo che l’interesse per il Surrealismo trovi ragione da una parte nel riconoscimento della sua importanza nella storia del Novecento e dall’altra rispecchi la predilezione che si sta affermando per il linguaggio figurativo. Ma i margini di crescita per molte figure ci sono ancora, a cominciare da Leonor Fini (le sue opere su carta quotano dai 10 ai 50mila euro circa) e Stanislao Lepri che respirarono il Surrealismo nella Parigi degli anni ’40 ma anche artisti come William Copley e Tiger Tateishi che guardano a quel movimento storico ed ebbero come riferimento Alexander Iolas, che fu il gallerista di Magritte e Max Ernst».

Magritte sulla vetta dei big

Ideatore di un linguaggio che rifugge gli eccessi fantastici per utilizzare in maniera straniante assemblaggi di realtà solo apparentemente plausibili, Magritte mantiene lo scettro di surrealista più amato alle aste. «Molto apprezzato non solo in Occidente ma anche dal collezionismo asiatico, se il prezzo in asta è corretto. E poi l’opera iconica rappresenta sempre una garanzia», spiega Ottavia Marchitelli, director, senior specialist 20/21 and Head of the Art of the Surreal evening sale, di Christie’s Londra. Proprio da Christie’s, a Londra, nel marzo scorso «L’ami intime», un dipinto del celebre uomo con il cappello a bombetta, è stato aggiudicato a 39,4 milioni di euro, secondo miglior risultato di sempre per l’autore. 

Il prossimo 19 novembre invece a New York la major sfodera una tela della serie «L’empire des lumières» del 1954, la cui valutazione supera i 95 milioni di dollari, che tenta di sfilare il record assoluto di Magritte ora detenuto da Sotheby’s per un altro dipinto della stessa serie, ma del 1961, venduto nel 2022 per 71,5 milioni di euro. «Proponiamo ora un esemplare straordinario per provenienza e periodo storico. È l’ultimo di grandi dimensioni in mani private, gli altri sono tutti appannaggio di musei, aggiunge Marchitelli. Magritte non è conteso solo per questi grandi dipinti, ma vantano un buon mercato anche le gouache, tra i lavori che hanno avuto il maggior incremento e che esprimono ottimamente la sua capacità pittorica». 

A titolo di esempio, sempre da Christie’s «Le grand style», una gouache del 1952 di piccolo formato (17,3x14,8 cm) il 9 ottobre è balzata da una stima di 1,2-1,8 milioni di euro a un’aggiudicazione per oltre 3 milioni. Un bell’incremento anche nel lungo periodo, se si pensa che la stessa opera era già passata in asta nel 1998 realizzando 78mila euro circa e poi nel 2007 totalizzando oltre 291mila euro. Fra le donne si conferma sulla breccia la misteriosa e cosmopolita Leonor Fini, che da Christie’s il 9 ottobre ha superato il milione di euro con «Rogomelec», (la stima oscillava fra 537 e 776mila euro), dipinto del 1978 che richiama erotismo, potere e ambiguità di genere. Il record di Fini appartiene a un «Autoritratto con scorpione» del 1938, venduto da Sotheby’s» nel 2021 per 1,9 milioni di euro ma il suo mercato può ancora salire. 

«Rogomelec» (1978) di Leonor Fini, 1,08 milioni di euro, Christie’s Londra. © Sotheby’s

Surrealismo dai guanti bianchi

Ottima performance, in una fase alquanto incerta sul mercato, per il movimento di André Breton anche da Sotheby’s, che nell’asta «Surrealism and its legacy», allestita nella nuova sede parigina di rue du Faubourg Saint-Honoré, il 18 ottobre ha totalizzato il 100% del venduto raccogliendo 23,1 milioni di euro, sopra le stime iniziali di 14,3-20,8. Assai conteso in questa occasione Salvador Dalí, la cui voluttuosa «Rosa meditativa» del 1958, ha polverizzato la valutazione di 700mila-1 milione per essere venduta a 3,9 milioni. Non delude neppure Miró con «Femmes», del 1932, opera di svolta nella rappresentazione della figura femminile che prefigura l’astrazione espressionista e che ha raddoppiato i 700-900mila iniziali per passare di mano per quasi 2 milioni. Successo infine per Dorothea Tanning con l’energia enigmatica di «My beautiful haunted house» del ’61, olio acquistato in origine dal gallerista Iolas, venduto a 132mila euro, circa tre volte la stima di 40-60mila. La solitudine metafisica di Kay Sage in «Other answers» del 1945 ha prodotto un exploit raggiungendo un milione (da 300-500mila).

«Rosa meditativa» (1958) di Salvador Dalí, 3,9 milioni di euro, Sotheby’s Parigi. © Christie’s Images Limited 2024

«Other answers» (1945) di Kay Sage, 1,02 milioni di euro, Sotheby’s Parigi. © Sotheby’s

I sottovalutati

Ma l’universo surrealista è lungi dall’essere esplorato del tutto. «Dal 2001 Christie’s allestisce un’asta all’anno dedicata al Surrealismo con una ristretta selezione di lotti scelti, continua Marchitelli. La nostra proposta non include solo i big, ma anche figure che non sono state ancora pienamente valorizzate. E i risultati non mancano: basti pensare ai due record per artiste donne registrati il 7 marzo scorso». Si tratta del tavolino bipede di Meret Oppenheim venduto a 619mila euro circa, quale opera più cara dell’artista e di «Das schöne Mädchen», che ha raggiunto 530mila euro, record per un collage di Hannah Höch. «Fra gli autori già ben noti ma che hanno ancora spazio per crescere citerei Max Ernst, di cui vi sono ancora opere interessanti in mano private, prosegue l’esperta. A Ernst è dedicata la copertina della grande mostra del Pompidou, un’esposizione che includendo accanto alle stelle del Surrealismo anche molti autori minori offrirà a questi ultimi un’investitura istituzionale». C’è infine chi punta i riflettori su André Masson, surrealista della prima generazione come Miró e Max Ernst, a cui è stata dedicata da poco una monografica al Pompidou di Metz. «I lavori che propongo in galleria spaziano da 4.500 a 500mila euro a seconda del periodo, della tecnica, della qualità e rarità», commenta Cazeau. «Il record in asta (battuto da Sotheby’s nel 2010 si aggira su 2,4 milioni di euro, Ndr), appartiene a “Gradiva”, tela del 1939 che è stata esposta nella monografica di Metz, mentre alcuni lavori di rilievo sono stati venduti di recente intorno al milione di euro o poco più. Ma le opere di Masson non sono ancora al livello delle quotazioni che potrebbero e dovrebbero avere».

Elena Correggia, 12 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

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