Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliSi chiude con 34.200 visitatori (700 collezionisti e curatori) la 31ma Artissima, terza edizione diretta da Luigi Fassi. «Abbiamo cercato di rinforzare gli investimenti imprenditoriali che fanno le gallerie. I galleristi sono degli imprenditori che partecipano a una fiera di settore e che devono incontrare il meglio degli operatori di settore: collezionisti, compratori privati, interlocutori istituzionali. Per esempio il Museo Nazionale di Atene ci ha dato notizia ufficiale di avere arricchito la propria collezione con l’acquisizione di tre opere (una è l’installazione di Rabih Mrouè nello stand della Galleria Laveronica Ndr). Abbiamo avuto l’elevazione del budget della Fondazione Crt (280mila euro), ora il passaggio di quelle opere acquisite per Castello di Rivoli e Gam dal cartongesso della fiera a patrimonio pubblico inalienabile è un segno della fiera che diventa istituzione, che pensa come istituzione, si dà del tu con i curatori e direttori di musei. Artissima condivide le medesime ragioni delle istituzioni museali: la prossimità degli artisti e la difesa del valore sociale dell’arte contemporanea attraverso lo straordinario ruolo di mediazione dei galleristi» commenta Luigi Fassi.
Le vendite dell’ultimo giorno confermano il trend che ha caratterizzato non soltanto i primi giorni di Artissima ma, a detta di vari espositori, l’andamento del mercato degli ultimi tempi. «È un’edizione piuttosto interessante, forse un po’ più lenta rispetto agli altri anni», affermano nello stand di Francesca Minini e Massimo Minini. «Ci sono collezionisti interessati soprattutto alle opere dei giovani artisti. Abbiamo la parete principale dedicata a Jacopo Benassi, di cui abbiamo anche una mostra in galleria a Milano, i suoi lavori stanno riscuotendo successo. Al contempo presentiamo lavori di artisti storici come Peter Halley, per i quali il mercato qui ad Artissima è un po’ più difficile. La fascia di prezzi va da 2mila a 120mila euro, stiamo lavorando meglio fino ai 20mila». Edizione positiva anche per la Galleria Continua, che spiega: «Abbiamo lavorato abbastanza bene sugli artisti italiani: Arcangelo Sassolino, Marta Spagnoli e Loris Cecchini. Sugli stranieri abbiamo lavorato con Zhanna Kadyrova, scelta dal Castello di Rivoli tra le acquisizioni della Fondazione Crt. Abbiamo venduto anche una scultura di Anthony Gormley». I prezzi delle opere vendute vanno da 15mila a 60mila euro, eccetto Anthony Gormley, per il quale si sale su cifre a cinque zeri. Facendo la tara con quanto dichiarato dai galleristi interpellati, la vendita di Gormley, conclusa in fiera, resta un caso abbastanza isolato. Tra le vendite più importanti segnalate in fiera un’opera di Maggi Hambling, venduta per 50.000 euro da Thomas Brambilla, e opere di Fausto Melotti, Jannis Kounellis, Mario Merz e Pierpaolo Calzolari vendute tra 60.000 e 150.000 euro da Repetto. Da Lia Rumma, con opere di William Kentridge, Wolfgang Laib, Wael Shwaky, Marina Abramovich e Paul Wallach, con prezzi da 10mila a 100mila, si rileva «un po’ meno entusiasmo degli anni scorsi e vendite concluse senza arrivare a cifre entusiasmanti».
Un fenomeno ricorrente per il quale le ragioni sono molteplici, dalle incertezze dei conflitti alle porte dell’Europa, sui quali si attende l’esito delle elezioni americani, alle annose questioni fiscali che caratterizzano l’Italia, in attesa di una revisione delle aliquote fiscali. Inoltre, come suggerisce Umberto di Marino, sarebbe d’aiuto una riflessione profonda sull’intero sistema italiano: «Non abbiamo un Paese predisposto. L’Italia non produce acquisti da parte di istituzioni pubbliche, non ci sono grandi opere d’arte perché non ci sono musei paganti che possano acquistarle. Si investono molti soldi nei progetti, per esempio nell’Italian Council, si potrebbero investire risorse anche nelle gallerie, alimentando la filiera, incaricando per esempio un curatore di scegliere delle opere per restituirle al pubblico attraverso l’acquisizione nei musei pubblici. E si potrebbe cominciare a fare questo tipo di investimento proprio attraverso le fiere. Progetti ce ne sono tanti, anche belli, ma investire in progetti che poi nessun museo compra rischia di essere uno dissipazione di risorse. Si deve tornare a dare valore ai musei e all’acquisizioni dei musei, al bene comune. E bisogna anche educare di più all’arte nelle scuole, formare collezionisti di domani, in modo che chi ha possibilità economiche decida poi di comprare arte».
Le acquisizioni nelle fiere italiane restano insomma prerogativa dei privati, anche per questo le opere più apprezzate sono state «tanta pittura di artisti italiani e piccole sculture a parete», spiegano nello stand di Boccanera. «Abbiamo fatto buone vendite considerando il momento di grande insicurezza economica. I nostri prezzi vanno da 500 euro a 20mila euro per opere di Andrea Fontanari, Gabrile Grones, Davide Quartucci, Federico Seppi». Inoltre come segnalato da alcuni espositori «le istituzioni non riescono sempre ad arrivano agli stand di tutti». A proposito del numero di gallerie, qui le scuole di pensiero si dividono, qualcuno suggerisce qualche taglio, per adeguare il numero di stand al numero del pubblico e al tempo necessario a visitarli, mentre per altri il numero di gallerie non è percepito come troppo alto, Boccanera, per esempio, suggerisce di «invitare curatori a individuare diverse fasce di mercato e di ricerca anche all’interno della Main Section, costruendo un focus nel focus». Tra le giovani gallerie premiate Fanta-MLN, vincitrice del Premio illy Present Future, valuta questa edizione: «positiva, con molti stranieri, collezionisti, curatori e buone vendite». Nello stand opere dell’artista gallese Angharad Williams, il cui lavoro indaga le strutture di potere e di controllo sottese nella società contemporanea. «Abbiamo esposto tre suoi lavori, la replica della sedia (12mila euro) usata nel 1969 per l’incoronazione di re Carlo a principe Galles, una stampa (14mila euro) su tela dipinta con colori acrilici riproducente fotogrammi catturati da droni con termoscanner su territori agricoli, una tecnologia di sicurezza che poi diventa controllo, e un sonaglio per bambini in vetro di Murano inutilizzabile (5mila euro)». Soddisfatta anche la Galleria Traffic, vincitrice del premio acquisizione Ettore e Ines Fico. «Nello stand - spiegano dalla galleria - opere del giovane Daniele Di Girolamo (classe 1995), tre cicli di lavori della serie “Sleeping Baroque (like a bad after morning sex)”, da 4.500 a 6mila euro più iva».
E in attesa della prossima edizione, per assolvere alla sua parziale natura di istituzione pubblica, Artissima sta lavorando a varie progettualità che atterrino su tutto l’arco dell’anno. «Una linea di sviluppo importante che renderebbe Artissima più pubblica, restituendo ancora di più alla città, per esempio attraverso un palinsesto di iniziative e progetti speciali delle gallerie che hanno partecipato ad Artissima. Questo naturalmente richiede una casa: il nostro sogno a occhi aperti è l’ex Zoo Parco Michelotti», conclude Luigi Fassi.
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