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Lucca Hue-Williams © Charlie Horne

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Lucca Hue-Williams © Charlie Horne

DAYDREAMERS. I sogni a occhi aperti del direttore e di sei galleristi. Lucca Hue-Williams. Galleria ALBION JEUNE, Londra

In attesa della 31ma edizione di Artissima sette dialoghi per scoprire come il pensiero spontaneo e creativo plasmi il mondo

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Jenny Dogliani

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In inglese daydreaming, il sogno a occhi aperti è un’attività di pensiero spontaneo e non deliberato, che sta acquisendo una sempre maggiore rivalutazione e una crescente attenzione da parte di neuroscienziati, filosofi e artisti. Ritenuto per secoli una distrazione irrilevante, il daydreaming coincide in realtà con la capacità sorgiva della mente di andare al di là dell’esistente, per proiettarsi in avanti rilanciando la nostra esperienza di vita senza alcun controllo da parte della ragione. Come confermano le ultime ricerche è un pensiero fortemente visivo e creativo, prossimo a quello artistico, capace di anticipare quanto ancora non c’è e di riplasmare il mondo esistente. La parola a Lucca Hue-Williams. Galleria Albion Jeune, Londra.

Artissima invita quest’anno ad ascoltare i propri sogni ad occhi aperti, chiamando a raccolta una comunità di daydreamers, quella degli artisti e di chi accompagnano il loro lavoro, per intraprendere un viaggio emozionante alla scoperta del potenziale illimitato della mente umana. Quanto contano nel suo lavoro il daydreaming e la condivisione di sogni con artisti e curatori?

Condividere i sogni con gli artisti è un aspetto fondamentale del mio lavoro. Vedo il mio ruolo di gallerista come un’occasione per favorire uno spazio di esplorazione creativa e spero di offrire una piattaforma per la sperimentazione, al fine di scoprire nuove direzioni artistiche e superare i limiti. Alcuni degli artisti con cui collaboriamo ad Albion Jeune sono ispirati dalle loro visioni interiori e dal subconscio. Una degli artisti che presenteremo ad Artissima, Ivana Bašić, si ispira alla sua infanzia durante il crollo della Jugoslavia negli anni ’90 e al traumatico periodo di violenza per immaginare nuove possibilità postumaniste. Questo si allinea perfettamente con il tema di Artissima di quest’anno: una reinterpretazione onirica dei limiti fisici della nostra condizione terrestre è proprio ciò che guida l’innovazione nell’arte contemporanea.

Prima che fosse realtà, lavorare nel mondo dell’arte è mai stato il suo sogno a occhi aperti? 

Assolutamente. Diventare una gallerista è sempe stato per me più che un semplice sogno ad occhi aperti: è stata un’aspirazione costante. È il sogno di una vita. Non era una questione di «come», ma di «quando». Aprire Albion Jeune è stata la realizzazione di quella visione persistente che avevo nutrito sin da bambina.

Ricorda un’opera d’arte che negli anni l’ha particolarmente ispirata a sognare a occhi aperti?

Crescere vicino a James Turrell ha alimentato la mia fascinazione per l’arte che trascende gli spazi tradizionali e mi ha insegnato a vedere l’arte come un ponte tra culture e una sfida ai confini convenzionali. I suoi Ganzfelds e Skyspaces inducono fenomenologicamente un’esperienza trascendentale, mentre invitano il pubblico a mettere in discussione la propria percezione. Ad Albion Jeune aspiriamo a collaborare con artisti della mia generazione che spingono i limiti del ruolo dell’arte, in particolare in un contesto socio-culturale.

Gli altri dialoghi 

Luigi Fassi 

Galleria  MATTA, Milano

Jenny Dogliani, 24 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

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