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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliIn inglese daydreaming, il sogno a occhi aperti è un’attività di pensiero spontaneo e non deliberato, che sta acquisendo una sempre maggiore rivalutazione e una crescente attenzione da parte di neuroscienziati, filosofi e artisti. Ritenuto per secoli una distrazione irrilevante, il daydreaming coincide in realtà con la capacità sorgiva della mente di andare al di là dell’esistente, per proiettarsi in avanti rilanciando la nostra esperienza di vita senza alcun controllo da parte della ragione. Come confermano le ultime ricerche è un pensiero fortemente visivo e creativo, prossimo a quello artistico, capace di anticipare quanto ancora non c’è e di riplasmare il mondo esistente. La parola a Caio Twombly. Galleria AMANITA, New York.
Artissima invita quest’anno ad ascoltare i propri sogni ad occhi aperti, chiamando a raccolta una comunità di daydreamers, quella degli artisti e di chi accompagnano il loro lavoro, per intraprendere un viaggio emozionante alla scoperta del potenziale illimitato della mente umana. Quanto contano nel suo lavoro il daydreaming e la condivisione di sogni con artisti e curatori?
Molto importante. Una fantasia condivisa distorce il tempo e lo spazio. È molto utile. Serve anche a ricordarci perché abbiamo iniziato a fare le cose, dove ci stanno portando, cosa si può fare, ecc.
Prima che fosse realtà, lavorare nel mondo dell’arte è mai stato il suo sogno a occhi aperti?
Non direi, ma non posso esserne certo.
Ricorda un’opera d’arte che negli anni l’ha particolarmente ispirata a sognare a occhi aperti?
Ce ne sono molte. Ne citerò alcune: «One Piece» di Eiichiro Oda, «The Kybalion» di the three initiates, «Sleepwalk» di Santo & Johnny, «Barry Lindon» di Stanley Kubrick,
«The Isle of the Dead» di Arnold Bocklin.
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