Vincent Noce
Leggi i suoi articoliMatthew Bogdanos, newyorkese, è a capo dell’unità che si occupa del traffico illecito di antichità per l’ufficio del procuratore distrettuale di New York. Di origini greche, ha una formazione umanistica ed è stato nei Marine, ha svolto operazioni antiterrorismo in Afghanistan ed è autore del libro Thieves of Baghdad (Bloomsbury, 2006), sulle razzie nel Museo Nazionale iracheno a partire dal 2003.
Voi avete libertà di azione nei confronti di chiunque, in qualsiasi Paese?
Deve esserci un legame con New York. Possiamo agire se un’opera trafugata è conservata, esposta o messa in vendita in una galleria o museo della città, ma anche in base a email, telefonate, messaggi, trasferimenti di denaro o documenti creati o partiti da qui. La nostra legislazione contro i furti o le frodi è piuttosto rigorosa e ci permette di non avere norme specifiche per le antichità, a differenza per esempio dell’Europa, dove la collaborazione tra forze dell’ordine è molto più complicata a causa proprio delle leggi.
Non a caso assistiamo a un vero e proprio esodo di archivi, magazzini e aste verso l’Europa, mentre qui siamo riusciti a sequestrare manufatti provenienti da decine di Paesi per un valore di circa 180 milioni di dollari. Cerchiamo di ricostruire le reti del traffico, sapendo che seguono certi percorsi, come il fatto che gli oggetti non viaggiano mai direttamente verso New York, perché ogni pacco o container in arrivo da Damasco o Baghdad viene controllato.
In America ci sono gli utenti finali, collezionisti, gallerie, case d’aste, quindi intercettiamo le opere nell’ultimo passaggio, quando spesso sono state «ripulite», il che complica ancora di più indagini e sequestri. Per essere efficaci bisogna risalire al cuore delle attività: Svizzera e Belgio (che stanno facendo un ottimo lavoro per contrastare i traffici illeciti) e, recentemente, Germania.
Per quest’ultima operazione abbiamo collaborato molto con i nostri omologhi in Francia, e lavoriamo benissimo con Scotland Yard in Gran Bretagna, oltre che con Italia, Grecia, Libano, Egitto e India. Speriamo di farlo anche con i colleghi tedeschi, ancora troppo vincolati da una burocrazia che finisce per favorire i trafficanti.
I mercanti spesso incolpano le case d’asta, delle cui garanzie si sono fidati per i loro acquisti.
Collezionisti e mercanti si comportano da finti ingenui. Quanti scandali sono ormai emersi a carico delle case d’asta? Di cos’altro hanno bisogno per assumersi la responsabilità delle loro azioni? Quel che continuo a ripetere a tutti è di fare le domande giuste, che sono anche le più scomode. Dove lo avete preso? Come lo avete ottenuto? Chi è questo misterioso «collezionista europeo»? Agite con responsabilità, vedrete che sarà facile scoprire se ci sono imbrogli. E quando li scoprite mi chiamate.
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