Rocco Moliterni
Leggi i suoi articoliLa zuppa ghiacciata di cipolla che Davide Scabin sfodera nel suo percorso Lgbt (Long Gourmet Brainstorming Time) al Carignano dell’Hotel Sitea è un’opera d’arte. Merita la sosta, lunga, il menu è di nove portate più una (240 euro). Per chi ama la cucina d’autore quest’anno ci sono altre novità: nelle Gallerie d’Italia di piazza San Carlo ha aperto Scatto dei fratelli Costardi, propongono menù come Disegno, legato al territorio, o Ritratto, con 10 portate, tra cui l’insalata di mare «velata».
La Lavazza ha fatto rinascere SanTommaso10 negli storici spazi dove nacque l’azienda. Qui lo chef Gabriele Eusebi firma piatti come i tajarin al brodetto di triglia o i princisgrass di finanziera, contaminazione fra i vincisgrassi marchigiani e la finanziera piemontese. Cugino di SanTommaso10 è Condividere, nella Nuvola Lavazza, dove si può gustare la cucina di Federico Zanasi, divertente incrocio fra le sue origini emiliane e la scuola di Ferran Adrià. All’interno della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di via Modane c’è invece Spazio 7 dove la creatività di Antonio Romano porta in tavola piatti come scampo, borlotti maturati, zafferano e zenzero oppure plin, lait brusc, albicocche e peperone crusco.
Da non dimenticare Unforgettable di Christian Mandura, in via Valerio: le cene che hanno «il vegetale al centro», sono simili a una jam session o a uno spettacolo teatrale. Novità anche la riapertura dell’Officina del Gusto a Snodo, nelle Ogr: vi approda dalla Capitale Giuseppe Di Iorio, chef di Aroma. In zona Lingotto oltre all’ampia proposta dei ristorantini di Eataly, due indirizzi da non perdere sono Casa Vicina, celebre per la mitica bagna cauda nel bicchiere, oppure la Pista sul tetto del Lingotto dove officia Fabrizio Tesse con piatti come una «Genovese a Norma» o gli spaghetti caviale, crema di peperoni su guazzetto di moscardini. Classici il Cambio di Matteo Baronetto in piazza Carignano, tempio della finanziera, e il Gatto Nero di corso Turati con il suo look anni ’70, la cucina toscana doc e la cantina da brividi.
Non mancano a Torino piole ossia trattorie dove si può mangiare senza svenarsi. Da segnalare le Ramine in via Isonzo, famose per i formaggi e i funghi, da Celso in via Verzuolo, dove uno spettacolo è la famiglia dei gestori, le Antiche Sere in via Cenischia e Madama Piola in via Ormea. La cucina piemontese si ritrova in ristoranti come il Monferrato in via Monferrato, dove cimentarsi con la grissinopoli (la milanese impanata nei grissini) o il Solferino, in piazza Solferino, dove sono super gli spaghettoni freschi al brucio. Una cucina regionale con specialità dal Nord al Sud si trova invece da Almondo in piazza Gran Madre e da Almondo Nuovo in piazza Bodoni.
La città offre anche una serie di enoteche con cucina tutte da provare. Si va dal Parlapà di corso principe Eugenio, tappa obbligata se si ama il rognone, al Magazzino 52 in via Giolitti, dove la Mescafrancesca con vongole veraci, patate, scorza di limone e basilico non si dimentica, dal Vitel Etonnè di via San Francesco da Paola in cui il vitello tonnato è di casa al RossoRubino di via Madama Cristina con la singolarità delle schisciole, sorta di pizze al tegamino. Della pizza al tegamino Torino è la capitale e non c’è che l’imbarazzo della scelta tra locali come Padellino & Farinata di via Maria Vittoria, Dessì di via Madama Cristina, da Gino in via Monginevro o i 4 assi di corso Siracusa. La zona di Porta Palazzo è ricca di offerte gastronomiche. Si va dal Mercato centrale con ristoranti, locali etnici e pizzerie a posti come il Pastis, con una cucina trapanese che non tradisce o il San Giors, ricco di tradizioni piemontesi, o ancora Gallina, tempio della cucina di pesce.
E per chi ama il mare vale la pena di fare un salto in periferia, dove il Tiffany Bistrot di via Pertinace (aperto solo a pranzo) offre un crudo di gran classe. Non mancano locali informali ma dalla cucina interessante come lo Smoking Wine Bar di strada Val San Martino ai piedi della collina e Petronilla in corso Verona o la casa del Pingone vicino alla Porte Palatine. Da non dimenticare poi che Torino è la città dei tramezzini e della piccola pasticceria. E anche se Mulassano, in piazza Castello, non è più quello di una volta rimane sempre il posto dove il tramezzino è stato tenuto a battesimo. Per la pasticceria mignon invece Stillitano, in via Pietro Micca, ha una marcia in più. Se siete dalle parti di Porta Nuova non perdete l’occasione di far colazione con il cannolo di Uva in via San Secondo o le sfogliatelle di Piscitella in via Arsenale.
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