Simone Facchinetti
Leggi i suoi articoliLuca Signorelli (circa 1450-1523) è universalmente noto per il celebre ciclo di affreschi che si estende sulle pareti della cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto. Le sue opere sul mercato sono abbastanza rare, quindi merita un supplemento di riflessione quella transitata a Bruxelles lo scorso 14 maggio nell’asta di Vanderkindere Auctioneer (lotto 88). Molto prudenzialmente la tavola che raffigura «San Gerolamo» (45x18 cm) era «attribuita a Luca Signorelli», con una stima compresa tra 12 e 18mila euro. Sfogliando il catalogo si trovava mercanzia molto varia, dalla poltrona sfondata alla posata d’argento, dalla chincaglieria cinese al braccialetto placcato oro: un’asta miscellanea di quelle che servono da spurgo alle società capitalistiche dell’Europa occidentale.
La prima domanda che molti si saranno fatti è: che cosa diavolo ci fa una tavola di Luca Signorelli in mezzo a un simile bailamme? Questo è stato il primo innesco della bomba. Chiunque resterebbe sbalordito di fronte a qualcosa di inusuale o inaspettato, tanto più se mescolato in un contesto apparentemente assurdo. È come vedere una Ferrari nuova di zecca offerta a un prezzo scontato da un rivenditore di auto usate utilitarie. Quando è iniziata la competizione chi era riuscito a raccogliere più informazioni e aveva una precisa strategia d’azione partiva avvantaggiato. Sui dati, a onor del vero, la casa d’aste era stata più che onesta, suggerendo puntuali confronti con due tavole di Signorelli passate qualche anno prima da Christie’s a Londra (lotto 103, 8 luglio 2016).
Mancava però l’informazione più importante, ovvero che un terzo elemento, raffigurante san Michele Arcangelo, faceva parte dello stesso complesso smembrato ed era stato venduto all’asta da Christie’s, a Londra, il 9 dicembre 2009, per oltre 115mila euro (lotto 116). A dire il vero non c’era neppure la notizia, non proprio secondaria, che queste tavole costituivano la decorazione dei pilastri laterali del «Compianto sul Cristo morto» dipinto nel 1502 da Luca Signorelli per la Chiesa di Santa Margherita a Cortona (ora presso il locale Museo Diocesano). Il prezzo ha determinato il secondo innesco. È servito a far crescere l’appetito ai due contendenti che l’hanno alzato fino a 31mila euro (esclusi i diritti). Fin qui i fatti, ora un po’ di spazio alle ipotesi. Quella più elementare è che a contendersi il lotto di Vanderkindere fossero due operatori del settore che si saranno messi lì con la calcolatrice in mano. Fino a quanto spingersi? Ovviamente avranno sognato di poterlo «valorizzare» fino al prezzo del «San Michele», triplicando l’investimento. Qui entra in gioco la sensibilità contemporanea. Meglio un santo guerriero o uno umanista? Quando scoppia una bomba chi ha più possibilità di salvarsi, chi è protetto da una corazza o dal suo sapere?
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