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Uno degli ambienti dei depositi del Museo Archeologico di Stabia «Libero D’Orsi»

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Uno degli ambienti dei depositi del Museo Archeologico di Stabia «Libero D’Orsi»

Castellammare di Stabia: riapre oggi 6 marzo il Museo Archeologico «Libero d’Orsi»

Nuovi spazi con un allestimento scenografico per i reperti delle ville romane del territorio stabiese insieme a una scuola di formazione e digitalizzazione

Graziella Melania Geraci

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Inaugurato nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia nel 2020, il museo è stato chiuso un anno fa per lavori di adeguamento e presenta ora un ampliamento di circa 20 sale per 507 reperti, provenienti dalle ville romane della collina di Varano nel territorio stabiese, affiancati da apparati didattici multimediali e con il progetto di una scuola di formazione e digitalizzazione.
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Parte della collezione in mostra, risultato della campagna di scavo degli anni Cinquanta del ’900 dell’allora preside Libero d’Orsi, era stata per anni nel piano interrato di una scuola media di Castellammare, contenitore temporaneo per un antiquarium. I reperti che vi erano conservati dal 1959 erano stati finalmente trasferiti nell’attuale museo alla sua apertura e lì restaurati. Ora il nuovo percorso museale li rende visibili e riuniti con quelli scavati in epoca borbonica nella stessa zona, ma conservati nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (Mann) che li ha concessi in prestito per tre anni secondo cicli di rotazione. Un’ampia sezione è dedicata anche ai contesti poco conosciuti dell’ager dell’antica Stabiae, corrispondente ai comuni di S. Antonio Abate, Santa Maria La Carità, Gragnano, Casola e Pimonte, connotati da complessi residenziali e produttivi.
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I frammenti di affreschi e tutti gli apparati decorativi sembrano uscire dal buio dei secoli grazie a un allestimento scenografico e immersivo, per poi affacciarsi al panorama del golfo negli ampi e luminosi spazi conclusivi: la complessità, la ricchezza e lo sfarzo delle minuzie, i panneggi svolazzanti e le umanissime espressioni e posture accompagnano lungo il percorso della visita che si completa nelle sale del deposito, pronte per accogliere studiosi e un pubblico di non esperti grazie al supporto di uno schermo digitale e alla visione dei reperti catalogati e posti su griglie e in contenitori fruibili.
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Proprio negli spazi del deposito sono stati presentati circa 125 reperti archeologici di produzione campana, che faranno parte della collezione museale, recuperati presso un collezionista privato della provincia di Salerno grazie all’intervento dei Carabinieri del Nucleo Tpc di Napoli, con la collaborazione dell’Arma territoriale di Torre Annunziata e in sinergia con il Parco Archeologico di Pompei-Area Tutela.
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Il progetto scientifico museale è stato curato dal direttore del Parco di Pompei Gabriel Zuchtriegel e da Maria Rispoli, direttrice del Museo Archeologico di Stabia «Libero D’Orsi», che hanno preso parte alla presentazione del museo con il direttore generale dei Musei Massimo Osanna, il prefetto capo della Commissione straordinaria di Castellammare di Stabia Raffaele Cannizzaro, il professor Carlo Rescigno dell’Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli» e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Quest’ultimo ha affrontato anche la questione del Doriforo di Stabiae ancora presso il Minneapolis Institute of Art che continua a ignorare l’ordine di confisca da parte del Tribunale di Torre Annunziata. Il ministro ha ribadito la volontà di riportare la copia del capolavoro di Policleto nel suo luogo di provenienza e di conservarlo nel Museo «Libero d’Orsi»: fino ad allora i prestiti e le movimentazioni con il Museo di Minneapolis saranno sospesi.

Graziella Melania Geraci, 06 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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