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«David» (1935) di Venanzo Crocetti (un particolare), una delle opere esposte a Tefaf 2024

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«David» (1935) di Venanzo Crocetti (un particolare), una delle opere esposte a Tefaf 2024

Carlo Virgilio & C. racconta il suo Tefaf

Al Met la prima versione del «Pescatoriello» di Vincenzo Gemito, vendite anche al Musée national d’archéologie, d’histoire et d’art del Lussemburgo e a privati

Alessandra Ruffino

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Si è chiusa da pochi giorni la 37ma edizione di Tefaf Maastricht, tornata ai numeri e ai fasti degli anni pre-pandemia. In otto giorni (dal 9 al 14 marzo, oltre ai due giorni di preview su invito), la fiera ha totalizzato più di 50mila visitatori e visto la presenza in forze di direttori di musei e curatori di tutto il mondo (circa 300), arrivati a Maastricht per vagliare possibili nuove acquisizioni per le istituzioni da loro rappresentate. Rivolgendosi ai collezionisti più esigenti e qualificati, anche l’ultima edizione ha proposto una selezione di alto livello disposta su un arco temporale amplissimo, comprendente capolavori che vanno dall’archeologia greco-romana alla pittura e scultura dal Medioevo al Novecento, dalle arti decorative alle arti orientali e premiers. Tra i 270 espositori provenienti da 22 Paesi, era presente anche la Galleria Carlo Virgilio & C. che partecipa a Tefaf Maastricht da quattro anni e da due a Tefaf New York. Fin dalla sua fondazione a Roma, nel 1979, la galleria si occupa della riscoperta di artisti, movimenti e opere significativi per la storia dell’arte, sostenendone lo studio e la pubblicazione sistematica, in dialogo con le ricerche della storiografia artistica più aggiornata. Dedita inizialmente soprattutto al disegno neoclassico e accademico, la galleria, diretta da Carlo Virgilio e Stefano Grandesso, ha via via allargato gli interessi alla pittura e alla scultura, dagli Old Masters al Novecento storico.

Soddisfatto per il risultato dell’edizione appena conclusa, Carlo Virgilio, Ceo della galleria, ha ribadito come il pregio maggiore della rassegna sia «la folta presenza di conservatori dei maggiori musei europei, nord-americani e di varie parti del mondo». Nel corso di una breve chiacchierata, gli abbiamo chiesto come siano andate le vendite: «Bene: abbiamo venduto a collezionisti privati e a musei come il Metropolitan di New York e il MNAHA - Musée national d’archéologie, d’histoire et d’art, in Lussemburgo. Il Met ha acquistato la prima versione del “Pescatoriello” di Vincenzo Gemito, realizzata nel 1875 per il prefetto Marvasi, mecenate del giovane scultore; il MNAHA un olio su tela di Carl Gotz, artista nordico attivo a Firenze nel 1836 non altrimenti noto: una luminosa veduta di interno, forse l’atelier del pittore stesso. Inoltre una fondazione privata americana, in collaborazione con un importante museo, ha riservato per l’acquisto un “Combattimento degli Orazi e dei Curiazi”, non finito, di mano di un anonimo allievo di Jacques-Louis David. L’opera è interessante come nuovo documento della corrente dei Barbus che, come fronda bohémienne nello studio di David, promuoveva una visione arcaizzante del classicismo». Più in generale, riguardo alle tendenze di mercato che si sono profilate a Maastricht, Virgilio ha osservato«Una più attenta selettività delle opere esposte, accompagnate da approfondimenti storico-critici inappuntabili» che va di pari passo con un «consolidamento dell’interesse per l’arte antica e un sempre maggiore apprezzamento per l’arte del XX secolo, la più significativa».

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«David» (1935) di Venanzo Crocetti (un particolare), una delle opere esposte a Tefaf 2024

Alessandra Ruffino, 18 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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