Redazione GdA
Leggi i suoi articoliGrazia Toderi ha scelto innanzitutto il video come mezzo espressivo, cosa che ha contribuito a farne una presenza continua e vagamente immateriale nella ricerca visuale contemporanea. È indubbio che le proprie immagini, anche viste a distanza di anni, mantengano questo senso di a-temporalità di solito per nulla tipico del medium visivo. Se nelle prime opere l’artista pone la propria attenzione su oggetti e dettagli quotidiani, progressivamente ed inesorabilmente, il proprio sguardo si eleva, anche fisicamente, per raggiungere una dimensione d’insieme del circostante.
Viste di stadi, arene e teatri, immagini aeree di città, divengono un vero e proprio vocabolario complesso per descrivere qualcosa di decisamente più ampio degli stessi orizzonti descritti dall’occhio meccanico che li ha impressi. E forse questo il motivo per cui nei lavori di Grazia Toderi, seppur solidamente ancorata alla realtà, l’immagine sembra proiettata in un infra-mondo sospeso in cui la stessa realtà vive a confronto, se non a contatto, con una forma di menzogna.
L’artista predilige, dall’inizio della sua carriera, l’utilizzo di telecamere fisse, gestendo i propri video con proiezioni in loop, a ciclo continuo. È il caso, ad esempio, dell’opera «Il decollo» (1998), in cui l’artista ha manipolato la registrazione televisiva dello stadio parigino nel quale si è disputata la finale del campionato mondiale di calcio Francia-Brasile. Mediante questa manipolazione lo stadio assume una dimensione allungata e rischiarata da una luce che sembra lunare; l’arena diviene quasi un disco volante, un’astronave millenaria.
In quest’opera vi sono molti degli elementi tipici della poetica dell’artista, tra cui anche il punto di vista: una veduta area, un punto di vista privilegiato, lontano dagli eventi di un momento così vitale per moltissimi, come se fosse la fotografia della Terra dalla luna. Oltre questo ciclo di lavori, l’artista inizia poi a dedicarsi, con persistenza, alla costruzione di un dialogo ed in intreccio tra il patrimonio storico e il linguaggio contemporaneo dell’arte visiva.
Da questo nascono numerosi progetti nei principali teatri italiani, La Scala e La Fenice su tutti, nonché in una serie di teatri di provincia, particolarmente spettacolari, come il teatro municipale di Casale Monferrato, tipico esempio di teatro del 1700 con una struttura «ad alveare». In questi lavori i riferimenti cinematografici, le luci, i movimenti impressi al contesto, trasfigurano le architetture in corpi siderali che costituiscono delle sintesi sinottiche di quegli spazi creativi, ma anche comunitari, fondendo la loro dimensione sociale ad una ultraterrena, cosmica, in una sorta di eterno rapporto tra il noi oggi, e il noi di domani.
Grazia Toderi ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, tra le quali Grazia Toderi, (a cura di I. Gianelli, M. Beccaria), al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea (1998), Grazia Toderi. Messaggeri, Galleria Giò Marconi (1998), Grazia Toderi. Teatri, (a cura di F. Pasini), Fondazione Bevilacqua La Masa - Galleria di Piazza San Marco (2003), Grazia Toderi, (a cura di F. Pasini), PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea (2006), Grazia Toderi. Mirabilia Urbis, (a cura di M. Trombetta), MAXXI (2012).
Grazia Toderi, Padova, 1963
• Galleria Cortesi
CONTINENTE ITALIA
Una mappa dell'arte italiana nel 2021
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