L’11 gennaio il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha respinto le recenti notizie secondo cui le sculture sarebbero presto tornate in Grecia grazie a un accordo con il British Museum. In luglio scadrà il suo primo mandato e quest’estate si terranno le elezioni: se sarà riconfermato, Mitsotakis ha dichiarato di impegnarsi per rimpatriare i marmi. «Se il popolo greco ci darà ancora fiducia, credo che potremo raggiungere quest’obiettivo dopo le elezioni», ha dichiarato durante una conferenza stampa con la presidente greca Katerina Sakellaropoulou.
I commenti del primo ministro greco arrivano all’indomani della conferma da parte di un portavoce del museo britannico di «discussioni costruttive» con il governo greco su una possibile «partnership per il Partenone»: i marmi resterebbero ad Atene solo per un periodo di tempo limitato, prima di tornare al museo di Londra. Nel dicembre scorso, il quotidiano greco «Ta Nea» riferiva che tale accordo era «in fase avanzata».
Alle dichiarazioni di Mitsotakis si sono aggiunte quelle di altri ministri del governo greco. Secondo quanto riportato dal quotidiano «Kathimerini» (5 gennaio), un portavoce del Ministero della Cultura greco guidato da Lina Mendoni avrebbe dichiarato: «Ribadiamo, ancora una volta, la ferma posizione del nostro Paese che non riconosce la giurisdizione, il possesso e la proprietà delle sculture da parte del British Museum, in quanto frutto di un furto». Il British, da parte sua, si è astenuto dal rispondere.
L’avvocato greco e consulente del governo ellenico in materia di politica culturale Sophia Hiniadou Cambanis ha descritto in un’intervista rilasciata a «The Art Newspaper» (edizione internazionale di «Il Giornale dell’Arte»), la proprietà dei Marmi del Partenone da parte del British come «vandalica» e «archetipo del caso di opere d’arte saccheggiate». E ha aggiunto: «È evidente che la Grecia non riconosce la proprietà e il possesso delle sculture da parte del museo britannico».
«È abbastanza ovvio che nessuno in Grecia pensi che un accordo per la restituzione dei marmi sia imminente», ha dichiarato Yannis Andritsopoulos, corrispondente da Londra per «Ta Nea». «Il primo ministro Mitsotakis ha promesso di raggiungere questo obiettivo se il popolo greco lo rieleggerà alle prossime elezioni politiche. Ma Syriza, il principale partito di opposizione, ha accusato il governo di voler sfruttare la controversia per ottenere vantaggi politici».
Anche il presidente del British Museum George Osborne deve fronteggiare una serie di ostacoli. L’11 gennaio Michelle Donelan, segretario alla Cultura del Regno Unito, ha dichiarato che i Marmi «appartengono al Regno Unito», affermando che la restituzione permanente alla Grecia «aprirebbe la strada alla questione dell’intero contenuto dei nostri musei». E ha aggiunto: «È importante alzarsi in piedi e proteggere la nostra cultura», restituire i marmi sarebbe un percorso «pericoloso».
In risposta alle sue dichiarazioni, un portavoce del British ha così replicato: «Operiamo nel rispetto della legge e non abbiamo intenzione di smantellare la collezione del museo che racconta la storia della nostra comune umanità. Stiamo tuttavia valutando collaborazioni a lungo termine che permettano di condividere alcuni dei nostri oggetti più importanti con il pubblico di tutto il mondo. Le discussioni con la Grecia per una partnership con il Partenone sono in corso e sono costruttive».
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