Francesco Bandarin
Leggi i suoi articoliL’isola di Beechey si trova nell’estremo Nord del vasto arcipelago dell’Artico canadese, a 74° di latitudine nord, vicino alla grande isola di Devon che delimita a settentrione il Lancaster Sound, l’ingresso del cosiddetto «passaggio a nord-ovest» che collega gli oceani Atlantico e Pacifico. Fu in questa isola che svernò, nell’inverno del 1845-46, la spedizione inviata dall’Ammiragliato inglese, sotto il comando di Sir John Franklin (1786-1847), un ufficiale della Marina britannica che si era distinto nei decenni precedenti alla guida di due spedizioni nell’Artico canadese. Con questa spedizione, l’Ammiragliato intendeva risolvere, una volta per tutte, la questione del passaggio a nord-ovest, la cui ricerca durava senza frutto da almeno tre secoli, e aveva impegnato generazioni di esploratori inglesi, a partire dal XVI e XVII secolo con Martin Frobisher (1535-94), Henry Hudson (1565-1611) e William Baffin (1584-1622), per continuare nel XVIII secolo con James Cook (1728-1779), Alexander MacKenzie (1764-1820), George Vancouver (1757-1798), e all’inizio del XIX secolo con John Ross (1777-1856) e William Edward Parry (1790-1855).
La scoperta di questo passaggio avrebbe dato alla Marina inglese enormi vantaggi, accorciando sensibilmente i tempi di viaggio tra i due oceani, che all’epoca erano collegati solo tramite la rotta africana (il Capo di Buona Speranza) o la rotta sudamericana (lo Stretto di Magellano). Per la buona riuscita della spedizione, essa fu attrezzata con due tra i migliori vascelli della flotta inglese, che avevano già fatto diversi viaggi nell’Artico e in Antartide, sotto il comando del celebre capitano James Clark Ross (1800-62), le Hms Erebus e Hms Terror. Si trattava di due navi moderne, attrezzate per affrontare i ghiacci, che per l’occasione vennero anche dotate di uno dei primi motori a elica a vapore. Con a bordo un totale di 129 uomini, le due navi si diressero dall’Inghilterra verso la Groenlandia, lambendone la costa occidentale fino alla Disko Bay (attuale sito del patrimonio mondiale del fiordo di ghiaccio di Ilulissat) e poi più a nord, fino a raggiungere il Lancaster Sound, che attraversarono percorrendolo fino alla punta occidentale dell’isola di Devon.
Con l’arrivo dell’inverno, le navi si ancorarono a Beechey Island, dove rimasero fino all’estate del 1846, in attesa dello scioglimento dei ghiacci. Durante questa sosta, alcuni membri dell’equipaggio morirono per malattia e vennero sepolti nell’isola. In punta al vicino promontorio, la spedizione, già in gravi difficoltà, eresse una montagnola con in cima una segnalazione ben visibile ad altre navi che fossero eventualmente nella zona. Nell’estate del 1846 la spedizione ripartì verso sud alla ricerca del passaggio, ma incontrò difficoltà a continuare il viaggio, a causa dei ghiacci. Secondo le scarse informazioni che furono raccolte in seguito, le due navi vennero intrappolate dai ghiacci nei pressi della King William Island, e non riuscirono più a ripartire.
Nel corso dell’anno seguente molti membri dell’equipaggio, tra cui il capitano, Sir John Franklin, morirono per varie malattie. Nel 1848 l’equipaggio superstite tentò di raggiungere a piedi la terraferma canadese, senza riuscirci. Tutti i membri della spedizione morirono in punti diversi nel corso di una marcia estenuante di oltre 600 chilometri. Gli ultimi superstiti riuscirono ad arrivare fino alla costa nord della terraferma canadese, ma ancora a centinaia di chilometri dalla salvezza. Le numerose spedizioni di soccorso inviate negli anni successivi dall’Ammiragliato inglese e anche dal Governo americano alla ricerca dei sopravvissuti non trovarono che poche tracce della sfortunata spedizione di Franklin: solo alcuni messaggi lasciati dagli esploratori e alcuni oggetti recuperati dalle popolazioni Inuit che avevano assistito alla fine tragica degli equipaggi.
La scomparsa della spedizione di Franklin fu una delle maggiori tragedie dell’esplorazione dell’Artico, e attrasse l’interesse del pubblico e dei ricercatori per quasi due secoli. L’eccezionale ritrovamento, nel 2014 e nel 2016, dei relitti delle Hms Erebus e Terror, affondati in due punti diversi vicino a King William Island e ancora quasi intatti, non ha fatto che ravvivare l’interesse per questa tragica vicenda.
Nell’isola di Beechey (il nome le venne dato dall’esploratore Frederick William Beechey in onore dello zio William Beechey, nato nel 1753 e scomparso nel 1839, il più celebre pittore della corte del re Guglielmo IV) ancora oggi si possono visitare le tombe di tre membri della spedizione di Franklin, John Torrington, William Braine e John Hartnell, oltre alla quarta tomba di un ufficiale francese morto durante le ricerche della spedizione, Joseph René Bellot. Nel 1984-86 i corpi degli sfortunati marinai, rimasti quasi intatti per via delle basse temperature della zona, vennero esumati per determinare le cause di morte, che risultò dovuta sia a polmonite sia ad avvelenamento da piombo per il difettoso inscatolamento dei cibi. Nel 1993 l’isola di Beechey è stata iscritta nella Lista dei Siti storici nazionali del Canada, ed è anche presente nella «Tentative List», la lista «preliminare» delle proposte al Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Altri articoli dell'autore
Fondata in epoca medievale come una delle capitali del Regno del Marocco, la città è ridiventata nel 1956 capitale del Paese alla fine del dominio coloniale francese
In Brasile, lungo le frontiere con la Bolivia e il Paraguay, si trova la più grande area umida del mondo, nonché uno degli ecosistemi più produttivi del pianeta. Un sito così esteso e complesso è purtroppo oggetto di molte minacce
Parte seconda • Per avere basse temperature, di questi tempi, non basta andare nell’Europa del Nord, bisogna spingersi più in su, verso l’Artico
Parte prima • Due regioni che hanno una grandissima densità di siti protetti, oltre a essere molto belle dal punto di vista naturalistico e anche bene attrezzate sul piano turistico