«Razzismo illuminato III» (2023) di Sandra Gamarra Heshiki

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«Razzismo illuminato III» (2023) di Sandra Gamarra Heshiki

BIENNALE ARTE 2024 | Nel Padiglione della Spagna una «pinacoteca migrante»

Nelle sue indagini sul passato coloniale spagnolo e sulle sue ripercussioni attuali Sandra Gamarra Heshiki, nata a Lima ma residente a Madrid, guarda ai dipinti europei del Seicento

Con un Padiglione ai Giardini che risale agli anni Venti, la Spagna ha una lunga storia alla Biennale. Ma quest’anno il Paese rompe con la tradizione scegliendo per la prima volta un’artista di origine straniera come suo rappresentante: Sandra Gamarra Heshiki, peruviana. Nativa di Lima e da tempo residente a Madrid, la cinquantunenne Gamarra Heshiki indaga le origini e le implicazioni del suo background cosmopolita nella «Pinacoteca Migrante». Parlando nel suo studio nel quartiere Usera della capitale spagnola, Gamarra Heshiki riflette su una sorta di ostinata alterità che ora informa la sua identità: «Quando sono a Lima, mi sento europea, ma mi sento meno europea quando sono qui a Madrid».

Scambi culturali laceranti caratterizzano la «Pinacoteca Migrante», un museo immaginario con una serie di dipinti e un numero ridotto di sculture, per un totale di circa 50 opere. Affidandosi da tempo all’arte dell’appropriazione, o della copia, come la chiama Gamarra Heshiki, l’artista ha concepito un’installazione che attinge all’arte e agli oggetti presenti nei musei spagnoli, ma trasferiti e trasformati in nuove opere che riflettono sui retaggi dell’oppressione coloniale.

L’impatto disumanizzante della colonizzazione

In un’opera a più pannelli rosso e oro intitolata «Retablo de la Naturaleza Moribunda», Gamarra Heshiki cita i dipinti di Diego Velázquez e Francisco de Zurbarán, insieme a riferimenti a oggetti importati durante il periodo di massimo splendore dell’Impero spagnolo, per creare una natura morta composita di dimensioni eccessive che ammalia e confonde. L’intento dell’artista è quello di drammatizzare l’impatto disumanizzante che la Spagna ebbe sulle sue colonie, ma il suo occhio pittorico non può fare a meno di creare un’opera originale e accattivante.

Gamarra Heshiki, che ha origini giapponesi e sudamericane, essendo cresciuta a Lima ha conosciuto i musei europei attraverso libri e riviste. Questa esperienza ha fatto sì che «prendesse la copia come uno strumento di emancipazione», afferma il curatore spagnolo del padiglione Agustin Perez-Rubio, che ha già collaborato con l’artista. Il lavoro di Gamarra Heshiki con i dipinti antichi europei riflette anche le preoccupazioni globali del XXI secolo. In un’opera intitolata «Máscaras Mestizas V», l’artista rivisita l’imponente capolavoro di Frans Hals del 1645-48, «Gruppo di famiglia in un paesaggio», opera simbolo della collezione del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.

Quasi nascosto nell’ambientazione «da picnic» del dipinto di Hals, c’è un minuscolo servitore africano, il cui volto nero sembra confondersi con il fogliame. Gamarra Heshiki inverte l’effetto del dipinto, raffigurando europei monocromatici che sembrano svanire sullo sfondo mentre enfatizza la pelle nera del loro servitore. Agli angoli ci sono aggiunte simili a collage di africani contemporanei ritagliati da giornali e riviste. Il dipinto prende vita grazie a una coperta termica metallica, del tipo di quelle che si danno ai migranti salvati in mare, drappeggiata sulla parte superiore dell’opera. L’artista prevede inoltre di aggiungere un tessuto proveniente dal Ghana, citando ricerche che indicano che il servo del dipinto di Hals potrebbe essere stato portato in Olanda da lì.

Il lampo della lamina metallica si aggiunge anche nella versione che l’artista ha realizzato di una «pintura de castas», un genere pittorico coloniale sviluppatosi soprattutto in Messico nel XVIII secolo che raffigurava, spesso attraverso diversi pannelli, le società latinoamericane rigidamente stratificate per razza. Basato su una copia messicana del XVIII secolo conservata al Museo de América di Madrid, «Racismo Ilustrado III» utilizza macchie d’oro per suggerire che l’opera è sottoposta a un trattamento di conservazione, evocando il continuo esame della Spagna del suo passato razzista e, aggiunge l’artista, la natura incompiuta della storia stessa.

Sandra Gamarra Heshiki

Specie invasive

L’edificio del Padiglione spagnolo ha subito una serie di cambiamenti dalla sua apertura nel 1922, e il suo attuale aspetto è piuttosto «simile a un bunker», afferma Perez-Rubio, che con l’artista sta trasformando l’atrio centrale, lo spazio più grande dell’edificio, in un giardino di sculture, per le quali Gamarra Heshiki ha cercato ispirazione nelle ex colonie spagnole e nei musei nazionali. In «Migrant Garden VI» si è ispirata a una scultura pubblica degli anni Trenta di Montevideo, in Uruguay, «Los últimos Charrúas», in onore degli indigeni della zona, vittime di un genocidio nel XIX secolo: su una lastra di acrilico trasparente ha dipinto l’immagine di una madre e di un bambino, basata su una fotografia del monumento in bronzo, l’ha affiancata a un’altra lastra raffigurante l’«Artiglio del gatto», una pianta da fiore originaria dell’America Latina che oggi è considerata una specie invasiva in Spagna. Ma ciò che intende veramente, forse, è che: «Vivo tra due sensibilità».

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J.S. Marcus, 19 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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