La ministra delle Culture della Bolivia Esperanza Guevara

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La ministra delle Culture della Bolivia Esperanza Guevara

BIENNALE ARTE 2024 | La Bolivia guarda al futuro-passato

La Russia, che non partecipa alla Biennale di Venezia dall'invasione dell'Ucraina del febbraio 2022, ha ceduto l'uso del suo Padiglione ai Giardini alla Bolivia. Intitolata «Guardiamo al futuro passato, camminiamo in avanti», la mostra è organizzata dal Ministero delle Culture boliviano, con il viceministro Juan Carlos Cordero Nina in qualità di commissario. La ministra Esperanza Guevara ce la presenta in anteprima

Ministra Guevara, come e quando è nata la cooperazione con la Federazione Russa sul padiglione a Venezia?
La collaborazione per il Padiglione è nata lo scorso anno con la nostra richiesta di essere ospitati dal Padiglione della Federazione Russa mentre cercavamo una location in città a Venezia. L'idea è nata perché volevamo qualcosa di speciale per celebrare i 200 anni dalla fondazione del nostro Stato Plurinazionale e la Federazione Russa, in particolare il suo Ministero della Cultura, ha deciso di sostenere questa idea, che gioia incredibile per noi! Per entrambe le nostre Nazioni si tratta innanzitutto di un messaggio interessante, quasi utopico. Presentare ai Giardini una nuova Nazione, lo Stato Plurinazionale della Bolivia, che è sempre stato un palcoscenico quasi immutabile, dove sempre le stesse Nazioni si  autorappresentano. Secondo me è una metafora molto forte di come il mondo sia sempre più multipolare.

 Questa cooperazione si «limita» alla Biennale o è più estesa?
Le iniziative culturali tra i due Paesi sono attualmente orientate soprattutto alla ricerca, anche in campo artistico, con frequenti scambi di visite a scopo di studio. Ad esempio, un team molto qualificato di ricercatori dell’Università di Mosca si è recato a La Paz nel 2022 per approfondire la nostra arte indigena. Da lì nascono anche alcuni dei collegamenti che hanno portato a questo Padiglione condiviso. Inoltre la cooperazione tra i due Paesi ha basi molto solide; mi sono quasi divertita nel leggere i giornali che insinuavano un collegamento diretto tra l'accordo sul litio siglato tra Bolivia e Russia con la collaborazione per il Padiglione. E pensavo... a tutti i Paesi europei che hanno scambi di materie prime con i Paesi africani... Avete mai visto una di queste Nazioni ai Giardini, condividere il suo padiglione con uno di questi Stati africani? La cultura va oltre, non si limita al recinto del «do ut des», ma è sempre uno scambio paritario.

La Federazione Russa ha una presenza forte a livello culturale nel vostro Paese?
No, non molto forte ma speriamo che le collaborazioni aumentino, per ora con il Padiglione della Biennale va molto bene. 

Ci descrive il progetto che portate in Biennale?
Il titolo del nostro progetto, «Qhip Nayra Uñtasis Sarnaqapxañani», è un'espressione dei popoli Aymara «Guardando al futuro passato, camminiamo in avanti». Il progetto può essere letto sotto due aspetti, uno di fratellanza rispetto agli altri Paesi latinoamericani amici, infatti tra i 25 artisti presenti, molti provengono da altri Paesi latinoamericani e ovviamente diversi di origine indigena. L'idea è quella di mettere in scena la nostra origine comune e i nostri desideri condivisi attraverso l'arte. Il secondo aspetto riguarda il nostro Stato plurinazionale e i suoi valori, la nostra ricerca di un vivere bene, la filosofia di vita che ci guida. Il titolo racconta di una concezione molto saggia del tempo, in cui passato e futuro sono interconnessi e si danno significato a vicenda. Spesso le chiavi per un futuro emancipato e libero risiedono nelle lezioni della storia e nella memoria tramandata per generazioni, e per questo dobbiamo tenere gli occhi puntati sul passato mentre ci muoviamo verso il futuro. Lo so, è un concetto un po' complicato ma l'idea è quella della circolarità e dell'armonia dell'esistenza, in cui tutti gli elementi sono collegati, con differenze in una concezione lineare che procede per obiettivi. Gli artisti propongono lavori molto intensi e significativi, non voglio spoilerare nulla ma ad esempio Elvira Espejo Ayca, è anche direttrice del Museo Nazionale di Etnografia e Folklore di La Paz, crea tessuti artistici perché vede il filatoio e come uno strumento di apprendimento che ci può risvegliare in regni sensoriali non gerarchici in cui c’è una comunione con gli elementi primari.

Come vengono coperti i costi del padiglione?
La partecipazione alla Biennale è possibile grazie a un fondo speciale per celebrare i 200 anni dalla nascita dello Stato plurinazionale della Bolivia nel 1825. E proprio in questo momento in cui guardiamo con grande ottimismo al futuro della nostra Nazione vogliamo celebrare le nostre origini, per non dimenticare il cammino che abbiamo fatto. Questo concetto di futuro-passato come vedete ritorna sempre!

Che speranze avete per il futuro e che auspicio lanciate con il vostro progetto?
Per quanto riguarda il nostro Padiglione, spero che i visitatori guardino con interesse ai nostri artisti, alle loro ricerche, e spero che lo stesso accada a tutti gli artisti, anche a quelli che rappresentano, ad esempio, l'Iran e Israele. Sono tanti i sogni individuali all’interno dei Padiglioni, tante le voci che meritano di essere ascoltate. Poi immagino in futuro una Biennale utopica con tanti altri Paesi che seguano l'esempio della Russia, e che in futuro invitino altre Nazioni a rappresentarsi liberamente, immaginate che evoluzione, i Giardini o l'Arsenale pieni di Padiglioni Nazionali di Nazioni che non hanno mai partecipato alla Biennale di Venezia, per esempio immaginatevi il Padiglione del Mali ospitato dalla Francia. Il dono più prezioso della Biennale è proprio quello di poter scoprire mondi e visioni lontane dalle nostre, in modo libero e non gerarchico. Come ha detto saggiamente il ministro Gennaro Sangiuliano, la Biennale deve creare ponti e non muri. Soprattutto in questa edizione il cui titolo «Stranieri Ovunque» ci ricorda che siamo tutti stranieri da qualche parte e perciò tutti uguali.

Redazione GdA, 16 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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