Antonio Mirabelli
Leggi i suoi articoliL’impresa si pone a servizio dell’arte e l’arte contribuisce alla crescita dell’impresa. Un do ut des consolidato nel tempo quello tra Var Group, azienda leader nel settore dei servizi e soluzioni digitali, e l’arte nella sua accezione più avveniristica. Il sodalizio è nato grazie a un’intuizione fruttuosa sbocciata nel contesto di Rinascimento 4.0, evento organizzato da Var Group nel 2018 presso Palazzo Strozzi a Firenze, e finalizzato a creare contaminazioni tra il mondo dell’imprenditoria, dell’arte, della tecnologia e dell’innovazione. Da quel lontano 2018 (almeno così sembra se si parla di digitale) ad oggi è cambiato praticamente tutto. La pandemia ha dato una spinta determinante alla digitalizzazione, innescando un processo in cui l’evoluzione tecnologica ha galoppato verso sentieri, fino a qualche anno fa, quasi sconosciuti.
Le nuove traiettorie tracciate da questi sviluppi hanno portato Var Group a trasformare quell’intuizione, nata cinque anni fa, in un progetto ben strutturato: Vda (Var Digital Art), un polo dinamico di sperimentazione multidisciplinare dedicato al rapporto tra produzione artistica e digitale. L’obiettivo è quello di mettere al servizio dell’arte contemporanea e degli artisti l’expertise Var Group sui temi dell’innovazione e delle nuove soluzioni digitali, offrendo al mondo dell’arte la possibilità di sperimentare e creare nuovi modi di esprimersi.
Il progetto vuole essere ponte tra arte e tecnologia, riflettendo su come gli strumenti digitali stiano cambiando la nostra epoca, del resto si parla molto di intelligenza artificiale, di Nft e di altre geografie del sistema, tematiche queste che fanno nascere agli artisti non solo interrogativi, ma anche prospettive e idee per il futuro e per questo Vda si pone tavolo di confronto.
«Credo che ci sia sempre più bisogno di nuovi stimoli e, in particolare, l’arte digitale invita a riflettere sui cambiamenti epocali che stiamo vivendo ponendo domande e offendo profondi spunti di riflessione per dare spazio al nostro sentire. Vogliamo metterci all’ascolto delle nuove tendenze e Vda è un progetto che permette di farlo accogliendo artisti e restituendo arte e bellezza» queste le parole di Francesca Moriani, ceo di Var Group.
Il piano di azione triennale di Vda, guidato dal curatore e direttore artistico Davide Sarchioni, si articola in diverse sezioni. Il cuore del progetto è il Var Digital Art Award, un premio a cadenza biennale che intende raccontare le tendenze dell’arte digitale.
Per questa prima edizione del premio sono stati selezionati, dal comitato scientifico Vda, 12 artisti italiani, ciascuno con un’opera screen-based già edita o concepita per l’occasione. Tra questi 12 la scelta è ricaduta su 4 artisti, tra emergenti, mid-career ed established, che sono stati chiamati a presentare le loro opere al pubblico nelle giornate del 26 e 27 ottobre al Palazzo dei Congressi di Rimini, in occasione della convention annuale di Var Group, dal titolo «Shape the present, build the future». È stato Luca Pozzi ad aggiudicarsi il VDA Award con l’opera del 2022 «Rosetta Mission»: l’artista si è così anche assicurato la partecipazione a un progetto Vda Factory per l’anno 2024.
Oltre al premio Vda Award, l’azione del piano triennale si articola anche nel campo delle esposizioni legate all’arte digitale (Vda Exhibitions), della creazione di un forum aperto a giornalisti, imprenditori, artisti e critici d’arte, per l’approfondimento del rapporto tra sviluppo delle tecnologie e l’arte (Vda Forum), dei laboratori dedicati alla formazione con la partecipazione di Università e Accademie (Vda Lab) e infine della produzione che vede gli artisti lavorare a stretto contatto con un team Var Group altamente specializzato per portare a termine i propri progetti inediti, utilizzando tecnologie all’avanguardia sia hardware (tablet, computer, proiettori alta risoluzione, camere intelligenti) sia software (Intelligenza Artificiale, realtà virtuale, realtà aumentata, Nft, avatar).
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