Georgina Adam
Leggi i suoi articoliSi avvicina la settimana di Frieze London e le case d’asta londinesi hanno presentato le loro offerte per questo appuntamento: la prima, il 9 ottobre, sarà Christie’s con una vendita «serale» (alle ore 17) di 56 lotti di arte del XX e XXI secolo, stimata tra 73,4 e 110,7 milioni di sterline. Poi alle ore 19 gli osservatori dovranno precipitarsi in Bond Street per assistere alla vendita di Sotheby’s di 22 lotti di arte contemporanea, asta che punta a incassare 34-47,5 milioni di sterline (le stime di prevendita non includono i diritti, ma i risultati sì). Il giorno successivo, sempre alle 17, Phillips metterà in vendita 33 lotti stimati tra 15,8 e 23,3 milioni di sterline.
Un aspetto interessante delle vendite, questa volta, è la scarsità di garanzie. Phillips non ne ha nessuna; Christie's ne ha 23, di cui 12 di terze parti, mentre Sotheby’s, al momento in cui scriviamo, ne ha solo sei, due delle quali «irrevocable bids». Cionostante, Michael Macauley, responsabile di Sotheby’s per l’arte contemporanea in Europa, invita a «tenere d’occhio questo spazio, ci aspettiamo che ne arrivino altre prima della vendita». Il lotto di punta è il dipinto del 1968 di David Hockney, «L’Arbois, Sainte-Maxime» (1968), una rappresentazione di un edificio nel Sud della Francia con in primo piano grandi pini a ombrello dall’atmosfera quasi alla Ed Ruscha. L’opera è corredata da una garanzia irrevocabile ed è stimata tra i 7 e i 10 milioni di sterline. Stando a un recente articolo del quotidiano «The Wall Street Journal», la casa d’aste ha avuto problemi legati alla lentezza nei pagamenti; alla domanda se questo spiegasse il basso livello di garanzie, un portavoce di Sotheby’s ha risposto: «L’accettazione o meno di una garanzia da parte di un venditore dipende spesso dalle preferenze personali, e molti dei venditori con cui stiamo lavorando al momento (tra cui gli eredi di Sydell Miller) confidano nel mercato e sono felici di lasciare che questo parli direttamente alle loro opere».
Intanto, da Christie’s, la responsabile dell’arte del dopoguerra e contemporanea Katherine Arnold dichiara: «Il mercato è più selettivo e abbiamo lavorato sodo per proporre prezzi realistici e per portare materiale fresco nella vendita». Il top lot dell’asta è «Ria, Naked Portrait» (2006-7) di Lucian Freud (stima: 10-15 milioni di sterline), anche se il volto pesantemente impastato dell’effigiata per alcuni potrebbe essere un deterrente. L’opera però non è mai passata in asta ed è garantita da terzi, così come il «Balloon Monkey (Blue)» (2006-13) di Jeff Koons, la cui stima è di 6,5-10 milioni di sterline. Secondo la stampa, l’opera è messa in vendita da Damien Hirst (Christie’s non commenta). A bucare la bolla di oggi è la performance passata delle grandi figure lucide di Koons. Nel 2014 la versione arancione della stessa serie ha guadagnato 25,9 milioni di dollari, mentre quella magenta ha raggiunto i 12,4 milioni di dollari nel 2022. Di certo non una tendenza positiva...
La situazione attuale del mercato dell’arte non è sicuramente rosea. Mentre gli specialisti delle case d’asta si professano ottimisti, per il veterano dei dati di mercato Michael Moses «dal punto di vista finanziario, la situazione è pessima». Lui e il collega Jianping Mei hanno snocciolato cifre e hanno scoperto che questa primavera il rendimento medio delle vendite successive della stessa opera d’arte «è stato quasi nullo, lo 0,1%, il livello più basso di questo secolo». Il loro rapporto, pubblicato attraverso la JP Mei & MA Moses Art Market Consultancy, analizza le variazioni dei prezzi di vendita delle stesse opere presso Sotheby’s, Christie’s e Phillips a partire dal 1970. Calcolano il Car, Compound Annual Return, il rendimento annuo composto, e includono ora anche gli invenduti, laddove prima venivano registrate solo le vendite andate a buon fine, alterando così il quadro.
Comunque la si guardi, «nonostante ogni stagione di aste produca dei singoli record positivi... questa analisi mostra che la primavera del 2024 è stata negativa», è il commento dei due consulenti. Le case d’asta potrebbero ribattere che le vendite private stanno andando benone, circostanza che non viene rilevata dai dati delle aste. Ma Moses insiste: «Con l’indice S&P 500 che sta andando così bene, non c'è da stupirsi che gli acquirenti siano tentati di spendere i loro soldi in altri beni, dalle performance migliori».
Aspettiamo dunque di vedere che cosa succederà nelle vendite di Londra della prossima settimana.
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