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Particolare di «Madonna con il Bambino» di Artemisia Gentileschi

Cortesia di Dorotheum

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Particolare di «Madonna con il Bambino» di Artemisia Gentileschi

Cortesia di Dorotheum

Artemisia e Perugino alla stima minima

Da Dorotheum un’asta debole (75 invenduti sui 149 lotti del catalogo) per un mercato in bilico tra le aspettative (sempre alte) e le offerte in campo (spesso non all’altezza)

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Simone Facchinetti

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L’asta viennese di Dorotheum, andata in scena lo scorso 22 ottobre, non ha brillato. Troppi gli invenduti (quasi la metà dei lotti offerti) e troppi quelli venduti sotto la stima. Qualche piccolo rimbalzo, ma anche qualche scivolone, dovuto a un pubblico di collezionisti non preparati. Sono tutti segnali negativi di un mercato in bilico tra le aspettative (sempre alte) e le offerte in campo (spesso non all’altezza). Sarebbe tuttavia ingeneroso affermare che la casa d’aste viennese non abbia fatto del suo meglio, raccogliendo oltre 150 dipinti antichi (3 sono stati ritirati prima dell’asta), alcuni particolarmente pregevoli. Partiamo dalle aspettative. Dorotheum aveva concentrato l’attenzione sulla «Madonna con il Bambino» di Artemisia Gentileschi (lotto 101), stimandola giustamente 400-600mila euro. Le cose non sono andate secondo le previsioni e il martello si è fermato alla base d’asta. La stessa cosa è accaduta alla coppia di tavole di Pietro Perugino (lotto 16), stimate 600-800mila euro e aggiudicate da Fondazione Perugia. Un tecnico del mercato potrebbe osservare che in entrambi i casi il battitore è stato costretto a prendere una rincorsa troppo lunga, arrivando alla linea di partenza già stremato. Fuor di metafora: non c’era un vero interesse per i lotti che sono stati “sganciati”, come una zavorra, al primo offerente.

«Amore e Psiche» di Legnanino. Cortesia di Dorotheum

Sono più gravi le aspettative frustrate. Sulla copertina del catalogo campeggiava una Madonna con il Bambino riferita a “Associate of Jacopo Pontormo” (lotto 23), stimata 300-400mila euro. “Associate” stava per: collaboratore di Pontormo o allievo di Pontormo? Chissà. I dubbi non aiutano quasi mai, infatti l’opera è rimasta invenduta. L’altro scorno pesante è stato il lotto 21, riferito a Giulio Romano, quasi regalato a 300mila euro ma rimasto al palo. Una domanda spontanea: forse non era di Giulio Romano? Morale della favola? Non c’è una morale, ci sono i fatti. 75 dipinti invenduti su 149 è un numero sul quale riflettere. Un’opera invenduta corrisponde a un’opera non capita, non valorizzata e non stimata correttamente. Scatterà un esame di coscienza? Ma quando mai, il mercato sta già inseguendo le prossime prede e chi si ferma è perduto, come racconta la filastrocca sul leone e la gazzella. Il bello di questo modo è riconoscere che quelli che remano controcorrente spesso vanno nella direzione giusta. Chi sarà il fortunato che si è aggiudicato l’Amore e Psiche di Legnanino (lotto 96) a un prezzo così ridicolo? È bello sapere che c’è ancora gente che capisce la qualità delle opere d’arte oltre ai nomi che li rappresentano.

 

 

«Cristo coronato di spine» e «Maria» di Pietro di Cristoforo Vannucci, detto il Perugino (c. 1450–1523). Cortesia di Dorotheum

Simone Facchinetti, 23 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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