Il 17 aprile, in occasione della Milano Design Week 2024, Longchamp presenta al pubblico la rinnovata boutique di Via della Spiga ospitando l’esposizione di studio högl borowski, duo di designer viennesi formato da Stefanie Högl e Matthias Borowski. Ulteriore testimonianza di quanto, per l’iconico «marchio del cavaliere», il binomio moda e arte sia un’importante fonte di ispirazione, che contribuisce a consolidare i valori fondanti del brand: autenticità, energia, ottimismo e quel «savoir-faire» che ne ha decretato il successo globale.
L’azienda, che appartiene alla famiglia Cassegrain da quattro generazioni, diventata negli anni Ottanta la celebre firma che è oggi, grazie all’ampliamento dell’offerta di prodotto con le borse da donna tra cui l’iconica Le Pliage, si è conquistata un ruolo da protagonista nel panorama della moda, rivendicando con orgoglio la propria indipendenza. «Desideriamo presentare alla nostra community sempre nuovi artisti, spiega la direttrice creativa Sophie Delafontaine, mettendo in risalto l’arte e l’artigianalità in tutti i nostri punti vendita, generando collaborazioni diverse come quella con lo studio högl borowski. Amo il loro mondo gioioso, colorato e giocoso, che mi riporta alla mente il periodo dell’infanzia. E do molta importanza all’utilizzo dei materiali ricercati e pregiati che definiscono la loro produzione».
La coppia di designer Högl e Borowski si è affermata sulla scena internazionale grazie a un orientamento unico e innovativo. La componente dei materiali, oltre a quella sperimentale, è un aspetto cruciale della loro ricerca, il cui esito formale restituisce un’inedita combinazione di elementi concettuali e sensoriali. Spaziando da mobili a oggetti scultorei, i lavori della serie in mostra «The importance of the obvious» reinterpretano in particolare l’universo dolciario (bonbon, caramelle, torroni o liquirizie), traducendone colori, consistenza e stratificazioni in opere. «Soprattutto come artisti e designer, siamo convinti di dover fare uno sforzo in più per comprendere i materiali con i quali lavoriamo», raccontano i due fondatori.
«Molti professionisti si accontentano di progettare al computer le forme che desiderano, per poi rivestirle con materiali scelti in modo casuale. Il nostro approccio è di segno contrario. Partiamo da un materiale che ci sembra interessante e cominciamo a porci una serie di interrogativi: come può essere lavorato al meglio? Qual è la sua forma ideale e quali sono i parametri sensoriali che giocano un ruolo centrale e lo determinano? Dobbiamo essere in grado di comprendere un oggetto fin dalle origini della sua produzione, in tutte le sue varie forme e dimensioni, con tutte le sue peculiarità e qualità, per quanto insolite. Può risultare bizzarro iniziare il processo di progettazione dalla materia al fine di sfruttarne tutto il potenziale. Ma solo se la forza sensoriale di un materiale viene impiegata e declinata in modo accattivante, è possibile che si instauri un’interazione profonda, un vero e proprio contatto tra oggetto ed essere umano».
Che cosa significa realizzare oggetti di design oggi, in un mondo sempre più dominato dall’iperproduzione e l’eccesso e dove anche la durata dell’utilizzo delle cose si riduce drasticamente? «Produciamo oggetti di design fatti per entrare in relazione con chi li possiede, un legame che investe tutti i sensi. Immaginare un rapporto così stretto ci dà anche la speranza che essi godano di lunga durata, che vengano curati e tramandati. In un mondo in cui siamo prevalentemente circondati da oggetti fabbricati industrialmente, da prodotti impersonali, vogliamo essere una voce fuori dal coro», spiegano Stefanie Högl e Matthias Borowski