È una conversazione potente quella tra le fotografie di Antonio Biasiucci e i segni primari, pittorici di Mimmo Paladino: i suoi numeri incisi nel nero dell’inchiostro su tre monoliti si misurano con il nero profondo e drammatico delle immagini del primo. Il dialogo tra un fotografo e un artista ricorre in ogni mostra del progetto «La Grande Fotografia Italiana», avviato nel 2022 da Intesa Sanpaolo alle Gallerie d’Italia - Torino con la mostra di Lisetta Carmi e continuato nel 2023 con Mimmo Jodice per omaggiare i grandi maestri della fotografia italiana del Novecento. Allestita fino al 6 gennaio 2025, la mostra «Antonio Biasiucci. Arca», a cura di Roberto Koch, è un viaggio nella ricerca fotografica di Biasiucci (Dragoni, Caserta, 1961) attraverso 250 scatti. Molti i temi trattati negli anni, in una sorta di periplo attorno all’umanità rigorosamente in bianco e nero, che rende il contingente universale, attraverso il tempo e lo spazio. Un approccio concettuale che sembra decantare l’immediatezza fotografica e trasfigura il dato reale in una contemplazione a volte quasi astratta e scultorea. Tutto rallenta, si protrae nel tempo e si fa simbolo, sprofondando in un’oscurità che diviene pensiero puro, rendendo monumentale il dettaglio. Biasiucci esplora, si interroga, propone riflessioni sul sapere, sui migranti, sulla base dell’alimentazione, sui cieli stellati. I volumi dell’archivio del Banco di Napoli si trasformano in elementi architettonici, le forme dei pani appaiono come pianeti nell’universo. L’occasione della mostra, racconta il fotografo, l’ha portato a pensare a cosa avrebbe scelto di salvare su un’arca ideale, ripercorrendo i suoi quarant’anni di lavoro. Da qui il titolo della personale, «Arca».
Gallerie d’Italia Torino ospita anche un omaggio a un altro grande fotografo, «Mitch Epstein. American Nature», la più importante retrospettiva dedicata a questo autore settantaduenne, icona dello sguardo sulla wilderness americana (fino al 2 marzo). Curata da Brian Wallis, l’esposizione presenta immagini tratte da tre serie realizzate negli ultimi vent’anni: «American Power» (un viaggio che racconta il modo in cui l’energia viene prodotta e utilizzata nel paesaggio americano), «Property Rights» (si concentra sulle proteste per le confische, da parte del Governo di Washington, dei terreni di alcune comunità di nativi americani) e «Old Growth» (un’esplorazione delle antiche foreste sopravvissute in regioni remote degli Stati Uniti, realizzata con il supporto anche di Intesa Sanpaolo).
Fotografie suggestive, dal forte impatto ecologico e civile, vivono in allestimenti immersivi giocati su stampe di grande formato che inducono un effetto intimo con il pubblico. Nel percorso, due sale accolgono installazioni video e sonore: «Forest Wave» segue l’avvicendarsi delle stagioni nelle foreste del Berkshire, accompagnato dalla musica di Mike Tamburo e Samer Ghadry suonata in quelle stesse foreste, mentre «Clear Cut» è un montaggio di immagini di Darius Kinsey, fotografo che nella prima metà del Novecento ha documentato il disboscamento nelle regioni del nord ovest degli Stati Uniti, con musica di David Lang eseguita dalla violoncellista e cantante Maya Beiser.
Le mostre di Biasiucci ed Epstein sono arricchite da due public program, #Inside e #Overview, che le rendono paesaggi attivi grazie a incontri tematici e dialoghi con altre figure di fotografi. Nel calendario dei prossimi mesi alcune date importanti sono infatti quelle con Paul Graham (12/11, «Guardare l’orizzonte infinito»), Erik Kessel (19/11, «Storytelling con la fotografia vernacolare»), Stefano Mancuso (4/12, «Gli alberi millenari degli Stati Uniti»), David Campany (25/2/25, «Jeff Wall: Pictures, Stories, Narratives, Poems») e Vanessa Winship (25/3/25, «Trovare tutto nelle cose da niente»). Nel palinsesto convivono anche incontri relativi alla mostra digitale «In viaggio con l’America» dedicata alle elezioni americane, come quelli con Lorenzo Pregliasco e Claudio Cerasa (13/11, «Linee di frattura. L’America dopo il voto») e con Dario Fabbri (19/2/25, «La questione ispanica»).
Le elezioni americane sono un evento globale che non riguarda solo gli Stati Uniti. Riguarda politica, società e costume, economia e futuro del mondo. E quelle di quest’anno arrivano sicuramente al termine della più incredibile e drammatica campagna elettorale della storia americana. Da settembre Gallerie d’Italia Torino ha promosso la mostra digitale «In viaggio con l’America», dedicata alle elezioni americane 2024, in collaborazione con Will e Chora Media. È un progetto curato da Mario Calabresi che, insieme a Marco Bardazzi, sta raccontando da mesi la campagna elettorale nel podcast «Altre Storie Americane». La mostra viene proiettata nella hall d’ingresso del museo e nei monitor esterni del museo in piazza San Carlo. Le immagini dell’esposizione, in collaborazione anche con l’Agenzia Ansa, sono una selezione iniziale che si arricchisce quotidianamente di nuovi scatti fino al 6 novembre, giorno successivo alle elezioni americane 2024. «È una corsa alla Casa Bianca così sorprendente da meritare un progetto speciale, qualcosa capace di fermare gli attimi più significativi e metterli in fila per costruire memoria e permettere di capire le cose», commenta Calabresi, che anima un talk proprio il 6 novembre per commentare i risultati delle elezioni. La prima immagine è quella di Donald Trump sul banco degli imputati in un’aula di giustizia di Manhattan.
Continua inoltre il dialogo tra Gallerie d’Italia Torino e Artissima. Lo spazio ipogeo in piazza San Carlo diventa un luogo sospeso dove la condizione dello spettatore cinematografico e del dormiente combaciano. Una mostra in forma di rassegna cinematografica, dal titolo «The Underground Cinema», presenta nei giorni della fiera film e video d’arte realizzati da artiste e artisti sostenuti da gallerie presenti all’Oval. Un programma di opere che si muove tra immaginari onirici e visionari, in un liminare tra veglia e sonno, luce e oscurità, la realtà e la sua proiezione sullo schermo. È curata da Irene Calderoni, il titolo rievoca le riflessioni di Robert Smithson sulla fruizione cinematografica come esperienza fisica e psichica di abbandono. All’Oval, invece, Gallerie d’Italia sarà presente nello stand Intesa Sanpaolo con un’anticipazione della mostra dedicata a Olivo Barbieri (Carpi, 1954) che si terrà in museo a febbraio 2025, nell’ambito della rassegna «La Grande Fotografia Italiana». Un omaggio a un’importante figura della fotografia internazionale che non ha mai visto il mezzo fotografico come strumento tecnico fine a sé stesso, ma come luogo di sperimentazione percettiva per attivare altri piani, a partire dall’immagine e dalla sua relazione con lo spettatore. «Ho sempre voluto trovare un altro modo per condurre lo spettatore al punto di interesse, come se l’immagine fosse una pagina scritta», ha detto per spiegare tutta la sua ricerca che parte negli anni Settanta, legata soprattutto a un’idea di città al tempo stesso astratta e concreta, luogo architettonico e spazio sociale.
Da settembre il cortile interno si è trasformato in un bosco urbano. Nel cuore di Palazzo Turinetti e della città, si stagliano a sorpresa dodici imponenti alberi, alti fino a sei metri e appartenenti a specie diverse, dall’olivo, alla betulla, al leccio, all’eucalipto. Il progetto «Urban Woods. L’arte della Biodiversità» rappresenta un’oasi di benessere e un manifesto in difesa del pianeta a disposizione del pubblico, oltre a essere spazio di riflessione in dialogo con i molti temi sull’ambiente proposti dalle mostre ospitate nel museo. Un luogo verde arricchito da musica d’ambiente e luci rilassanti, dotato di un tecnologico sistema di controllo della salute delle piante e delle esigenze di ogni singola specie. L’Urban Woods nasce come germinazione del «Bosco degli scrittori», immaginato dalla casa editrice Aboca (che è anche società leader nel settore dei prodotti terapeutici naturali e biodegradabili per la salute e pubblica una collana di narrativa dal titolo omonimo) dove dal 2019 scrittori italiani raccontano il mondo a partire da un albero scelto personalmente) come una scenografia viva nell’ambito del Salone del Libro nel 2022 e ormai diventato un elemento caratteristico del Salone stesso.