Luisa Martorelli
Leggi i suoi articoli«Questa è la terra promessa», scrive la regina Carolina Bonaparte alla sorella Hortense de Beauharnais dopo il suo arrivo a Napoli, nel 1808. Dall’appartamento del palazzo di Portici poteva ammirare un paesaggio unico, tra il Vesuvio e il mare, guardando le campagne coltivate a vigneti che a suo dire «producevano grappoli d’uva più belli di quelli che gli Israeliti portavano a Mosè». Una natura ricca di profumi, dal clima mite e benefico, con l’attrattiva della vicinanza di Ercolano e di Pompei, giustificano la laconica affermazione della nuova regina di Napoli.
La mostra «Napoli al tempo di Napoleone. Rebell e la luce del Golfo», nelle Gallerie d’Italia di Napoli dal 23 novembre al 4 aprile 2024, a cura di Sabine Grabner e Fernando Mazzocca con Gennaro Toscano e Luisa Martorelli, restituisce l’atmosfera e l’immagine di una città negli anni in cui regnarono Gioacchino Murat e la consorte Carolina. Fu un periodo di progresso sociale, di cambiamento amministrativo, economico e urbanistico, durante il quale si riserbò una particolare attenzione al territorio e si diede grande impulso alle arti figurative.
Furono chiamati pittori come Gerard, Gros, Ingres, e Canova fu raffinato esecutore dei busti in marmo dei regnanti, ma soprattutto, per merito di Carolina, fu dato nuovo impulso a un genere emergente come la pittura di paesaggio, che vide Simon Denis, Alexandre Dunouy, Louis de Forbin e il pittore viennese Joseph Rebell (Vienna, 1787-Dresda, 1828), lavorare a corte. Rebell è insieme ad Alexander Dunouy uno dei suoi paesaggisti preferiti.
Napoli offre per la prima volta al pubblico il nucleo principale dei dipinti di Rebell conservati al Belvedere di Vienna ma in un contesto molto più ampio a confronto della rassegna monografica tenuta nel 2022 a Vienna. Sono 75 le opere che illustrano la grande stagione della pittura di paesaggio che va dal decennio francese alla fine degli anni Venti, in un percorso preceduto dai fasti celebrativi dei napoleonidi e segnato da molteplici pittori di veduta, come Pierre-Jacques Volaire e Michael Wutky, che contribuirono da maestri alla sua formazione, e da molti altri pittori di paesaggio di cui si servì Carolina Bonaparte. Per la regina, Rebell realizzò numerose vedute della città e del Golfo destinate ai vari membri della famiglia imperiale e ad arredare i palazzi reali di Napoli e di Portici, sua residenza preferita.
Celebri le 13 vedute, eseguite tra il 1813 e il 1815, di Napoli e dintorni (di cui 11 sono oggi conservate nel Musée Condé di Chantilly) ed elaborate con una resa meticolosa dei luoghi dal carattere documentario straordinario, tanto da divenire memoria indelebile delle residenze abitate a quel tempo dai sovrani, come la «Veduta del porticciolo del Granatello con il Vesuvio» (Vienna, Galleria del Belvedere). Perduto il suo committente più importante, con la caduta di Murat, Rebell fu costretto a trasferirsi a Roma, ma attirò con i suoi paesaggi dalla luce tagliente e dalle atmosfere tenebrose del golfo di Napoli, sotto l’effetto di una burrasca, al chiaro di luna o con lo sfondo del Vesuvio in eruzione, l’attenzione di un vasto pubblico internazionale. Tra loro, l’imperatore Francesco I d’Austria per il quale eseguì alcune vedute di Napoli di intenso pathos come «La mareggiata a Capo Miseno» (Vienna, Belvedere) di fronte alla quale il filosofo e critico d’arte Heinrich Schlegel, si fermò estasiato: «La tempesta è stata raffigurata con tale realismo da farmi commuovere e al tempo stesso rabbrividire (...)».
Nel novero dei committenti eccellenti si contano il re Ludovico di Baviera, il console prussiano Jakob Salomon Bartholdy, il principe Aloys von Kaunitz-Rietberg, di cui è in mostra la ridente «Passeggiata in calesse sul litorale di Chiaia». Precursore del paesaggio romantico, la nuova percezione del paesaggio atmosferico da parte di Rebell sarà determinante per Anton Sminck Pitloo, protagonista della Scuola di Posillipo.
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