Inaugurazione della mostra «Out of the Grid. Italian zine 1978–2006. Post‑movimento pre‑internet3.0»

Cortesia di XNL Piacenza

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Inaugurazione della mostra «Out of the Grid. Italian zine 1978–2006. Post‑movimento pre‑internet3.0»

Cortesia di XNL Piacenza

Al via XNL Aperto

Piacenza celebra la contemporaneità con la terza edizione del progetto che valorizza, tra istituzioni, gallerie e spazi pubblici, la relazione tra territorio e patrimonio culturale

Il centro d’arte contemporanea, cinema, teatro e musica XNL è il punto nevralgico dell’iniziativa espositiva diffusa «XNL Aperto» che, inaugurata nel 2022, apre i battenti da sabato 14 settembre coinvolgendo diversi attori del territorio, tra musei, gallerie e spazi pubblici. Christian Fiazza, assessore alla cultura e al turismo della cittadina emiliana, non ha dubbi: «Il trait d’union di Piacenza sta diventando il contemporaneo». A lui fa eco Paola Nicolin alla direzione artistica di XNL Arte: «Quest’anno, con il progetto Aperto, abbiamo allargato ancor di più le nostre collaborazioni, l’ex Consorzio Agrario è una di queste, raggiungendo una significativa unità di istituzioni limitrofe». L’edizione numero tre di Aperto nasce sotto il segno del «cavallo», emblema della città (molto note sono le due statue equestri seicentesche, nella piazza centrale che da loro prende il nome, realizzate dallo scultore Francesco Mochi da Montevarchi), che si avvicenda all'iconografia della lupa e dell’ape, leit motiv degli scorsi anni. All’interno dell’istituzione di via santa Franca 36, che si trova in un ideale triangolo della cultura, tra la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi e il Conservatorio Giuseppe Nicolini, è allestita la mostra di Valentina Furian, artista veneziana che lavora principalmente con immagini in movimento e installazioni time based. Nella sua indagine sul rapporto tra realtà e finzione appaiono i puledri, che oltre ad essere un simbolo piacentino sono costantemente protagonisti nella rappresentazione artistica da illo tempore. L’ambiente buio è destabilizzante ma a guidare lo spettatore ci pensano i video sospesi che segnano un ideale tracciato. «Centauro», frutto di un percorso condotto tra la Fundación Proa di Buenos Aires con la GAMeC di Bergamo nell’ambito del programma di residenza On Air (è stato presentato alla nona edizione della Biennale Gherdëina) rimanda alla mitologia greca, nello specifico all’affascinante creatura metà uomo e metà cavallo osservandone da vicino dettagli morfologici e piccoli movimenti corporei. Il video mostra un animale addestrato che, lontano dalla sua reale natura selvatica, si è assimilato sempre più all’uomo. Giustapposto un altro video: «Diventare unica» indugia sull’opera di dominazione/addomesticamento dell’animale, privo di reazioni avverse e completamente sottomesso. Furian osserva che l’entità derivante dalla relazione tra uomo e animale è mostruosa e che agisce con una «nuova ferocia che non appartiene al suo comportamento originale». Grandi disegni su plexiglass dalla tonalità verde eccesso, realizzati ad occhi chiusi dalla veneziana, sono allestiti sulle due finestre del centro espositivo. Le tracce che solcano il supporto delineano appena figure equine spezzate che si dissolvono fino a diventare segni. La mostra, dall’emblematico titolo «Notti bianche» (sino al 6 gennaio 2024), comprende anche «Eclissi», video a due canali caratterizzato da un potente filtro rosso e dalle riprese della testa di «Medusa» conservata al Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno (Tv). Gli occhi della statua occupano il centro dello schermo, fissi e immobili, come guardiani a inizio del percorso.

Installation view della mostra «Out of the Grid. Italian zine 1978–2006. Post‑movimento pre‑internet3.0». Cortesia di XNL Piacenza. Foto: Daniele Signaroldi.

Installation view della mostra «Sul Guardare Atto 4° / Valentina Furian, Notti bianche». Cortesia dell’artista, Galleria UNA e XNL Piacenza. Foto: Daniele Signaroldi

L’altra esposizione visitabile presso XNL Arte è «Out of the Grid. Italian zine 1978-2006» (sino al 6 gennaio 2024), progetto nato da una ricerca di Dafne Boggeri, artista interdisciplinare impegnata in diversi ambiti sperimentali, in collaborazione con Sara Serighelli per Sprint, Ilenia Arosio, Marta Zanoni, Leonardo Caldana, Maddalena Manera e con le associazioni non profit O’ e Galattica. Boggeri ha allestito lo spazio con teche che contengono diverse, esemplificative e tra le più interessanti, autoproduzioni editoriali italiane. Il rischio di perdere la dimensione temporale è alto perché qua, tra riviste cronologicamente ordinate e attrezzi del mestiere, si può indugiare per ore. Il progetto espositivo, tratto dall’omonima pubblicazione edita da Les presses du réel (2023), è nato dalla volontà di dare giusta visibilità a quei movimenti autonomi che dalla fine degli anni Settanta ai Duemila, sono nati su carta per poi, magari, espandersi attraverso altre tipologie di media. Al di là delle singole chicche che si possono scovare, la mostra rappresenta un’occasione unica per immergersi in una storia che, raccontata con modalità diverse, parla di cambiamenti sociali, politici, estetici, tecnologici, linguistici e, naturalmente, comunicativi. Nello specifico chi si imbatte nel percorso trova pubblicazioni italiane e straniere, copie originali, fac-simile, tavole grafiche e strumenti tecnici che testimoniano anche di un’evoluzione visiva e tecnologica.  Inoltre, sono presenti le lastre tipografiche del libro da cui il progetto trae la sua ispirazione (per il programma di incontri collaterali di approfondimento si consiglia di contattare l’istituzione).

Come tutte le iniziative diffuse, lasciato il «pianeta» arriva l’ora di esplorare i tanti «satelliti» che vi ruotano attorno. Nell’impossibilità di commentare tutto (l’offerta è veramente ricca), proviamo a raccontarne qualcuna. Nel Complesso Architettonico Ricci Oddi, adiacente l’omonima Galleria d’Arte Moderna, Fenestella/Associazione Amici dell’Arte presenta una mostra collettiva con vari artisti di diverse nazionalità (fino al 29 settembre). Diversi sono i quadri astratti di piccole dimensioni di Diana Ejaita, artista e illustratrice italiana di origine nigeriana presentata da Mistura Allison. Spicca su tutti un dipinto più grande in cui paiono delinearsi frammenti di realtà, oggetti reali combinati a parti dipinte. Un esile stelo con un fiore e una lumaca in metallo accostati a dipinti onirici, in cui prevalgono le tonalità del blu, sono opere dell’artista argentina Micaela Piñero, presentata da UNA galleria. Sembrano vasi antichi quelli realizzati in vetro dall’australiano Giles Bettison (ED Gallery) che utilizza la tecnica veneziana del vetro a mosaico per sofisticate texture. Sono spassose, a tratti inquietanti, le sculture in terracotta di Alessandro Pessoli presentate da greengrassi mentre poetiche ed evocative le opere su carta dell’artista californiano Colter Jacobsen, presentate da Corvi-Mora. Entrando nella Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, che dispone di una collezione di oltre settecento opere dall’Ottocento sino ai primi decenni del Novecento, si può assistere a «Catwalkun» video dell’artista polacco Cezary Bodzianowski, a cura di Zero...ambientato nelle strade di Gerusalemme in cui convivono storie e drammi di oggi. Tra gli spazi aperti in città, e che aderiscono ad Aperto, da UNA Galleria è visitabile la personale «Chapter 1: May my vision be your present», che comprende installazioni e dipinti di Adji Dieye, artista, classe 1991, che lavora tra Milano e Dakar.  Sino al 31 dicembre sono esposte una serie di opere di nuova produzione che indagano il rapporto tra architettura, materiale d’archivio e sfera pubblica nella costruzione dell’identità nazionale post-coloniale. «È un’indagine sull’architettura in quanto specchio identitario del Senegal, racconta Paola Bonino, fondatrice con Marta Barbieri di UNA. Abbiamo scelto Adji perché era da tanto tempo che volevamo un suo coinvolgimento con la nostra realtà e Aperto è stata l’occasione giusta. Inoltre, l’artista conosceva già Piacenza; l’anno scorso infatti era venuta qua per ricevere il DucatoPrize, premio per l’arte contemporanea».

Installation view della mostra promossa da Fenestella/Associazione Amici dell’Arte presso il Complesso Architettonico Ricci Oddi

Installation view della mostra organizzata da Fenestella/Associazione Amici dell’Arte presso il Complesso Architettonico Ricci Oddi

Anche Volumnia, progetto di rinascita della maestosa chiesa piacentina di Sant’Agostino guidato da Enrica De Micheli, gallerista con esperienza tra antiquariato e moderno, è tra gli attori della manifestazione. All’interno delle sue grandi aree, evocative di un passato da luogo di culto e ora contenitore di esposizioni molto curate, si può curiosare tra la produzione più personale di Michele De Lucchi e non solo. Spiccano infatti anche creazioni di Giò Ponti, Franco Albini, Marco Zanuso, Carlo Scarpa, Osvaldo Borsani, Mario Ceroli e altri maestri del design. Lasciando alle spalle il centro cittadino, da non perdere è la grande collettiva allestita negli spazi dell’ex Consorzio Agrario, costruzione industriale dei primi del Novecento che al suo interno conserva ancora segni della sua precedente funzione. In quella che è stata l’esperienza d’impresa più lungimirante del Ventesimo secolo per l’agricoltura piacentina, si sviluppa Consortia, nuovo progetto espositivo d’arte contemporanea di Tralaviaemiliaeluest (sino al 15 ottobre). Nello stabilimento di circa 3200 metri quadrati partecipano alla mostra i membri di Tralaviaemiliaeluest e altri artisti selezionati attraverso una open call (33 i nomi coinvolti). «Raccogliere cera sciolta, accendere nuove fiamme» ha coinvolto:
Nicola Bizzarri, Gabriele BonzaniniVanessa Brusati, Brunivo Buttarelli, Danilo Cassano, Martina Cocco, Collettivo Cuore, Giorgio Maria Crescentini, Camilla Dalmazio, Sofia Del Zozzo, Giulia Druda,Claudia Evangelista, Giulia Fegez, Zoë Kovacs-Pelikan, Lorenzo Enrico LemmoBeatrice Maltauro, Nicolò Masini, Paolo Mezzadri, Filippo Minoglio, Pierluigi Montani, Francesco Morresi, Jacopo Naccarato, Alessia Ottaviani, Luca Pagin, Giorgia Polverini, prove coloreLorenzo Ramos,Paolo RuggieroMaurizio Segato, Mario UgolottiZeroscena e Silvia Francis Berry, Martina Zullo. Tra le installazioni più suggestive spicca «CheckpointAudio» di prove colore: teli di plastica delineano tanti piccoli ambienti all’interno dei quali si può entrare per ascoltare racconti personali: «Le postazioni di ascolto isolano dall’ambiente circostante e sono dedicate alla fruizione individuale della traccia audio che riporta un estratto delle sezioni commenti dei video checkpoint».

Installation view della mostra «Chapter 1: May my vision be your present» di Adji Dieye da UNA gallery

Paolo Mezzadri è l’autore di «Scale», monumentale installazione che lui stesso racconta con queste parole: «Non puoi raccontare a tutte le persone la verità, spesso non puoi raccontarla nemmeno a te stesso. È così, che passo dopo passo, sali, con gradini che fanno da collante emozionale tra quello che volevamo essere e quello che in verità siamo. Una scalata dei nostri pesi più profondi, i nostri sogni più belli, e talvolta impossibili. Passi furtivi di improbabili promesse, percorso silenzioso fatto di piccole cose, di prove, gesti, e di infiniti riti...». Mentre alla Galleria Alberoni prosegue il dialogo tra il passato e il presente artistico («Antico contemporaneo alberoniano: da Antonello da Messina a Omar Galliani») nell’appartamento del Cardinale presso il Colleggio Alberoni il Cristo di spalle dipinto nell’opera «Sui tuoi passi» di Omar Galliani si confronta con un capolavoro dell’arte mondiale, l’«Ecce homo» di Antonello da Messina. La cornice del piccolo quadro contemporaneo non è casuale, è infatti la stessa che per 100 anni è stata occupata proprio dal capolavoro di Antonello da Messina, dato, quest’ultimo, che ha molto suggestionato e ispirato l’artista di Montecchio Emilia. Tra le tante mostre in città, si segnala ancora un bel tributo, «Dove non siamo mai stati è reale» (sino al 26 ottobre) nello SpazioBFT a Ugo Locatelli, personaggio unico nel panorama nazionale che, nell’arco di sessant’anni di attività, ha prodotto opere cariche di significazioni concettuali e che vanta la partecipazione a importanti rassegne internazionali, tra cui la Biennale di Venezia nel 1972 insieme a Sebastiano Vassalli. In mostra è esposta l’opera che fu presentata proprio alla rassegna veneziana.

Installation view della mostra di Michele De Lucchi da Volumnia

«Cono circolare retto» (2024) di Mario Ugolotti da Consortia

«Alberi a nuova vita» (2014-16) di Brunivo Buttarelli da Consortia

Monica Trigona, 15 settembre 2024 | © Riproduzione riservata

Al via XNL Aperto | Monica Trigona

Al via XNL Aperto | Monica Trigona