Simone Facchinetti
Leggi i suoi articoliIl 27 febbraio la casa d’aste Il Ponte di Milano metterà in vendita il Codice Santini, alla stima di 380-450mila euro. Si tratta di una testimonianza di particolare interesse storico, notificata dallo Stato italiano nel 2012 come opera di speciale rilevanza nazionale. Questo significa che il Codice potrà essere acquistato esclusivamente da un collezionista che lo conserverà nei confini italiani.
Perché è così importante il Codice Santini? Per vari motivi, alcuni reali e altri meno. Iniziamo da quelli reali. Il Codice si presenta in uno stato conservativo eccellente, compresa la legatura originale, e raccoglie oltre un centinaio di studi di strumenti, macchine e sistemi ingegneristici della fine del XV secolo, così suddivisi: 51 sistemi per spostare e sollevare pesi e monumenti, piantare pali, argani, cremagliere, gru, alza colonne, battipalo; 29 pompe idrauliche, mulini, pozze, fontane, sifoni, pestatoi; 23 macchine e strumenti per l’assedio e la difesa militare (carri, anfibi, arieti, baliste, catapulte, cannoni, ponti mobili, scale, pali, barriere di chiusura dei porti); 11 carri da trasporto e da lavoro (zappe, aratri); nove natanti e sistemi di attraversamento e sbarramento di corsi d’acqua (navi e barche meccaniche, ponti mobili); sette strumenti e utensili vari (pinze, trapani), quattro capriate, innesti lignei, mensole; due sistemi di rilevamento per scavo di gallerie, un orologio sveglia. In sostanza è una summa delle conoscenze tecniche del tempo, applicate a strumenti usati in tempo di pace e di guerra.
All’epoca della sua compilazione il Codice aveva un valore infinitamente più alto di quello che ha ora, dato che organizzava e veicolava un sapere prezioso e di stretta attualità. Conteneva in sé dei piccoli segreti tecnologici, alcuni di ampia diffusione, altri di circolazione più limitata. Secondo alcuni studi, il Codice Santini sarebbe stato realizzato da Giovanni Battista Comandino tra il 1525 e il 1530 che lo avrebbe copiato dal celebre Opusculum de Architectura di Francesco di Giorgio Martini. Il Codice è registrato nell’inventario della biblioteca delle famiglie Montefeltro e Della Rovere di Urbino nel 1632.
Ora il punto sta proprio qui. Ovvero si tratta di un testo derivativo (come sembrerebbe) oppure di un manoscritto nato in parallelo a quello di Francesco di Giorgio Martini? E le conoscenze contenute nel Codice sarebbero state direttamente trasmesse a Leonardo da Vinci per le sue speculazioni in materia, oppure la sua fabbricazione è addirittura successiva alla morte del celebre artista? Dato che il mercato continua a essere un luogo che stabilisce un punto di equilibrio tra il gusto, gli interessi, le opportunità e le conoscenze, vedremo come andrà a finire. Ciò non ci impedisce di fare gli auguri a Il Ponte che celebra con questo atteso incanto i cinquant’anni dalla sua storica fondazione.
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