Liberazione e libertà. Confini e limiti. Concetti significativi quanto urgenti in un momento storico come il nostro, e attorno ai quali ruota il Fotofestiwal che quest’anno si tiene dal 13 al 23 giugno. Festival connotato da un approccio curatoriale fuori dal comune, che mira al lasciar andare («Letting Go» è non a caso una delle espressioni guida dell’iniziativa), al liberarsi (e liberare) da gabbie semantiche precostruite, da schemi troppo rigidi.
Si parte dalla curatela: l’edizione di quest’anno non è strutturata intorno a un tema specifico, ma è stato chiesto agli artisti di presentare lavori che accolgano la sfida di liberarsi da strutture socio-politiche arcaiche, da un passato traumatico o da pressioni interiori, così come dai limiti percettivi e visivi. Il fulcro del Fotofestiwal è costituito da sei personali di artisti internazionali: Diego Moreno propone un focus sui condizionamenti legati alla cultura cristiana e a quella eteronormativa, mentre Lukas Hoffmann invita a prendersi un momento di pausa dalla frenesia visiva con immagini che ci riportano alle radici della fotografia. Martin Kollar racconta l’esperienza della scomparsa di una persona cara, Yorgos Yatromanolakis immortala in maniera poetica il passaggio dalla notte al giorno, mentre la spagnola Gloria Oyarzabal affronta una tematica fortemente attuale, il ruolo oppressivo dei musei nell’ambito della cultura internazionale. Nel programma sono previste anche quattro esposizioni di artisti polacchi, Weronika Gęsicka, Przemek Dzienis, Magda Hueckel e Grzegorz Wełnicki, oltre a un focus su alcune tematiche da sempre care al festival, tra cui la complessa storia del regime albanese.
«Photography is everywhere»: questo il titolo di un’esposizione dedicata a bambini e ragazzi, che ruota attorno a domande semplici quanto spesso dimenticate: come sarebbe stato il mondo se la fotografia non fosse mai stata inventata? Che cosa non avremmo mai conosciuto o scoperto senza fotografie? È proprio questo lo spirito che anima il Festival: «Cerchiamo sempre di fare in modo di non mostrare unicamente le fotografie e mettere in luce le personalità uniche che si celano dietro di esse, spiega la cocuratrice Marta Szymańska, ma anche di chiederci che cos’è la fotografia». Quello che incontra il visitatore è un itinerario espositivo che vuole immergersi nella complessità del mondo, e che nello stesso tempo si pone anche, citando il sito del festival, un altro obiettivo: «Come smettere di pensare a tutto questo, rilassarsi, e semplicemente godersi il piacere di guardare le fotografie?»