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«Sleeping Venus with Coat Hanger» (2022) di Ai Weiwei. Cortesia di Ai Weiwei Studio e Galleria Continua. Foto Ela Bialkowska, OKNO Studio

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«Sleeping Venus with Coat Hanger» (2022) di Ai Weiwei. Cortesia di Ai Weiwei Studio e Galleria Continua. Foto Ela Bialkowska, OKNO Studio

Ai Weiwei presto alla Galleria Continua

Ad una delle figure più influenti dell’attuale panorama artistico internazionale è dedicato il percorso che comprende un’ampia selezione di opere, tra le quali, spiccano quelle realizzate con centinaia di «lego»

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Laura Lombardi

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Il 13 aprile apre alla Galleria Continua la mostra «Neither Nor», dedicata a una figura da molti giudicata la più influente del panorama artistico odierno: Ai Weiwei. Artista concettuale, scultore, pittore, performer, fotografo, architetto e urbanista, collezionista, regista (di cinema, documentari, teatro e opera), attore, musicista (cantante e paroliere), scrittore ed editore, blogger, giornalista d’inchiesta, attivista per i diritti umani e dissidente, Ai Wei Wei invade tutti gli spazi del ex cinema-teatro, sede della galleria, con un’ampia selezione delle sue opere, dal 2006 ad oggi (ed alcuni inediti).

Lavori in cui, anche riferendosi alla tradizione del suo paese natale, denuncia le contraddizioni tra individuo e collettività nel mondo contemporaneo.  Sono riunite, per la prima volta, opere realizzate dal 2019 al 2023 attraverso l’assemblaggio di centinai di mattoncini giocattolo, i «lego». «Pixel, digitalizzazione, segmentazione, frammentazione e disconnessione forniscono una libertà unica per la riproduzione, consentendo una svolta qualitativa e quantitativa nella formazione delle immagini che si allontana dall’ordine, dal metodo e dalla composizione ampiamente utilizzati» nota Ai Wei Wei, rimandando ai mosaici antichi, alle realizzazioni di tessuti e tappeti, alla stampa a caratteri mobili in legno della dinastia Song.

L’esistenza e la logica dell’utilizzo di lego sono «sorprendentemente coerenti con la logica della mia espressione sui social media, inclusi tweet e immagini di Instagram. Entrambi comprendono i fattori temporali e spaziali, l’appiattimento, la frammentazione e la continuità espropriata dei media e della realtà, inclusa l’esistenza stessa, le ideologie, la politica e gli avvenimenti, gli approcci linguistici della cultura e dei sogni», spiega ancora l’artista.
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Nella tecnica del lego, Ai Weiwei unisce capolavori della storia dell’arte a eventi politici o sociali di stretta attualità e tensione. Ad esempio, in «Sleeping Venus with Coat Hanger», rielaborazione della«Venere di Dresda», dipinto attribuito a Giorgione, spicca l’aggiunta alla nota composizione di una gruccia, memoria dei brutali aborti autoindotti prima che l’interruzione della gravidanza diventasse legale.

«La Gioconda» di Leonardo è imbrattata di torta dopo l’azione degli attivisti ambientalisti e nell’ «Ultima Cena» il volto di Ai Weiwei si sostituisce a quello di Giuda, mentre «Le semeur au soleil couchant» di Van Gogh richiama l’invasione di locuste in Pakistan nel 2020. «Broadway Boogie Woogie in Combination of Lego», allude invece al rifiuto da parte della ditta Lego nei confronti dell’artista di usare i celebri mattoncini colorati a fini politici (fatto che risale al 2015).

Tra i lavori inediti «Cloud» e «The U.S. Navy collecting the remnants of a Chinese high-altitude surveillance balloon shot down by an Air Force fighter» (ispirato all’abbattimento da parte di un caccia statunitense di un pallone aerostatico cinese accusato di spiare siti strategici). Tra le opere storiche, «Treasure Box» (2014), «Marble Cube» (2010), «Porcelain Cube» (2009) creato nello stile Qinghua. Nel giardino si trovano due grandi installazioni del 2006: «Pick Up Stick» e «Pillar». La platea è destinata a «Stools»: 3mila sgabelli, raccolti nei villaggi della Cina settentrionale e risalenti alle dinastie Ming e Qing e all’era repubblicana, collegati tra loro a formare una superficie lignea che riveste il pavimento della sala, divenendo emblema di una progettualità rimasta immutata per secoli.

Alla tradizione cinese degli aquiloni si rifà infine «Huantou Guo» (2015), creatura mitologica fluttuante in bambù e seta. Il titolo scelto per la mostra («Né, né») si riferisce alla tendenza nel panorama culturale attuale a estremizzare tutto, riducendo, spiega l’artista, «a una scelta binaria tra bianco e nero» che rimanda a periodi autoritari della storia. Il nostro pensiero invece «non è limitato a verità assolute o singole interpretazioni [..]» ed è proprio «all’interno di questo stato di ambiguità che il pensiero e la cultura umana, compresa l’arte, trovano l’ambiente e lo spazio per prosperare».
La mostra chiuderà il 15 settembre 2024.

«Sleeping Venus with Coat Hanger» (2022) di Ai Weiwei. Cortesia di Ai Weiwei Studio e Galleria Continua. Foto Ela Bialkowska, OKNO Studio

«Broadway Boogie Woogie in Combination of Lego» (2020) di Ai Ai Weiwei. Cortesia di Ai Weiwei Studio e Galleria Continua. Foto Duccio Benvenuti - Art Store

«Grapes» (2017) di Ai Weiwei. Cortesia di Ai Weiwei Studio e Galleria Continua

Laura Lombardi, 13 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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