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Il Parco Al-Azhar, parte del restauro urbano avviato dagli anni ’80 dall’Aga Khan Trust for Culture nel quartiere di Darb al-Ahmar del Cairo

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Il Parco Al-Azhar, parte del restauro urbano avviato dagli anni ’80 dall’Aga Khan Trust for Culture nel quartiere di Darb al-Ahmar del Cairo

Aga Khan IV, sessant’otto anni di restauri come sviluppo sociale ed economico

Il 4 febbraio è mancata la guida spirituale degli Ismailiti Nizariti. Con l’Aga Khan Trust for Culture ha promosso la conservazione dei monumenti, la rigenerazione degli ambienti storici e la promozione di dialogo e multiculturalismo

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Francesco Bandarin

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«Da giovane il mio sogno era di diventare architetto, mi confidò l’Aga Khan durante una conversazione privata, ai margini dei lavori dell’Aga Khan Award for Architecture. Ma mio nonno, l’Aga Khan III, aveva altri progetti per me, e mi disse che il mio destino sarebbe stato diverso». 

Nel 1957, all’età di 19 anni, Karim Al-Husseini, discendente di una dinastia che da 1.400 anni governa la vita spirituale del popolo degli Ismailiti Nizariti, una corrente dell’Islam formatasi nell’VIII secolo per una scissione della comunità sciita, divenne, alla morte del nonno, l’Aga Khan IV. Nella sua lunga vita e nella sua intensa attività, l’Aga Khan ha creato una delle più importanti iniziative filantropiche del mondo, l’Aga Khan Development Network, che opera in oltre 30 Paesi, impiegando 96mila persone e investendo un miliardo di dollari all’anno, principalmente in Asia e Africa, per promuovere lo sviluppo dell’educazione, della sanità e della cultura. È un sistema che annovera molte università, musei, ospedali e cliniche, centri di assistenza alla maternità e all’infanzia, programmi di sviluppo agricolo e di protezione dell’ambiente, interventi di assistenza sociale e di risposta alle emergenze, sistemi di microcredito e di promozione del dialogo e del multiculturalismo. La maggior parte degli interventi interessano Paesi in via di sviluppo nel mondo islamico (ma non solo), come il Pakistan, l’Uzbekistan, l’Afghanistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, l’India, il Bangladesh, la Malesia, la Siria e l’Egitto, il Kenya e la Tanzania, il Mozambico, il Ruanda e l’Uganda, il Mali e il Senegal. In oltre cinquant’anni di attività, queste iniziative hanno lasciato un segno profondo nella vita sociale e culturale di molte parti del mondo islamico, e testimoniano del grande spirito umanistico e dell’impegno per il dialogo interculturale che ha sempre guidato l’azione dell’Aga Khan. 

Tra le molte iniziative promosse nel corso della sua vita, l’Aga Khan ha sempre dimostrato un particolare interesse per quelle che riguardavano l’architettura e la conservazione dei monumenti e delle città storiche, le sue passioni giovanili. L’Aga Khan Trust for Culture è la fondazione specializzata in questo campo, che ha realizzato nel corso degli ultimi decenni un insieme impressionante di interventi, tra i più significativi progetti di conservazione urbana su scala mondiale. Il principio fondamentale che ha sempre guidato questi interventi è l’uso del restauro dei grandi monumenti per la promozione della rigenerazione degli ambienti storici circostanti, dello sviluppo sociale ed economico e per l’avvio di iniziative economiche finalizzate a garantire la sostenibilità degli interventi nel lungo periodo. Questa visione profondamente innovatrice ha lasciato un segno indelebile nel mondo della conservazione ed è da annoverare tra i principali lasciti culturali dell’Aga Khan. 

La Tomba di Humayun a Delhi in India

Vediamo in sintesi quali sono stati negli ultimi decenni i principali progetti di conservazione promossi dal «Programma Città Storiche» dell’Aga Khan Trust for Culture. Certamente uno dei più importanti è stata la rivitalizzazione del quartiere storico di Darb-al-Ahmar al Cairo. Si trova vicino alle imponenti mura costruite in epoca Ayubbide (1171-1341 d.C.), al di là delle quali si era venuto formando un enorme cumulo di rifiuti e macerie, accumulati per oltre mezzo millennio, che si era esteso al punto da sommergere le stesse mura storiche. A partire dalla metà degli anni ’80, l’Aga Khan Trust for Culture ha condotto un vasto progetto di restauro urbano, che ha permesso la realizzazione del grande Parco Al-Azhar, il recupero delle mura e la rigenerazione completa dei monumenti e delle moschee del quartiere di Darb al-Ahmar. Un progetto che ha cambiato il volto di questa parte della città e stimolato il suo sviluppo economico

Queste modalità di intervento si ritrovano in altri progetti, come il restauro della Tomba di Humayun a Delhi in India, un grande intervento che ha riportato questo monumento al suo splendore, rimuovendo gli errori dei restauri dei secoli passati e reintegrando le parti usurate e mancanti. Un gigantesco cantiere che successivamente si è esteso a tutti i monumenti circostanti e al restauro dei giardini storici, trasformati in vivai in epoca coloniale, fino alla realizzazione di un museo ipogeo che illustra la storia del complesso monumentale. In linea con i principi operativi del Trust, il quartiere vicino, lo Hazrat Nizamuddin Basti, dove si trova il mausoleo del santo sufi Nizamuddin Auliya (1238-1325), è stato oggetto di importanti interventi di riabilitazione e restauro.

Una zona del quartiere Hazrat Nizamuddin Basti

In Pakistan, Paese dove vive un terzo della comunità ismailita, il Trust ha avviato il restauro del complesso del Forte di Lahore, un capolavoro dell’epoca Moghul, e dei vicini Giardini di Shalimar. Grande attenzione ha sempre prestato l’Aga Khan alla conservazione e al restauro dei giardini islamici tradizionali, che sono presenti in tutti i restauri condotti su scala urbana (un giardino islamico moderno è persino stato realizzato a Edmonton, in Canada). Il più noto di questi interventi è certamente il restauro di Bagh-e-Babur a Kabul, in Afghanistan, il grande giardino costruito da Babur, il primo imperatore Mughal. Questo giardino, gravemente danneggiato da trasformazioni improprie, incuria e dagli effetti della lunga guerra afgana, è stato completamente restaurato seguendo le tracce archeologiche dell’impianto originale e recuperando e restaurando tutti gli elementi originali sulla base di testimonianze e documenti storici. Il risultato è la completa rigenerazione dell’unico esempio di giardino timuride giunto fino a noi, un luogo di straordinaria bellezza che è tornato a essere un centro della vita locale. I progetti di conservazione e restauro condotti dall’Aga Khan Trust in Afghanistan sono oltre 200: praticamente tutto il patrimonio del Paese è stato restaurato nel corso degli ultimi vent’anni. Tra questi progetti spiccano certamente il restauro della grande Cittadella di Herat, fondata da Alessandro Magno e successivamente molte volte ricostruita e ampliata, e di molti altri monumenti della città. L’Aga Khan Trust for Culture ha anche realizzato il restauro completo della Cittadella di Aleppo, in Siria, e dopo la fine della guerra, ha avviato i restauri dei vicini suq, distrutti durante il conflitto, per facilitare la ripresa delle attività economiche: un intervento che è tutt’ora in corso. 

La Moschea Djingareyber di Timbuctù

In Africa, l’attività del Trust si è concentrata sul patrimonio del Mali, oggi gravemente minacciato dal conflitto in corso, con il restauro della Grande Moschea di Mopti, della Moschea di Djenné e infine della Moschea Djingareyber di Timbuctù, nel quadro di programmi di sviluppo sociale e in collaborazione con le comunità locali. Anche a Zanzibar, luogo importante nelle vicende della famiglia dell’Aga Khan, sono stati realizzati, oltre a opere di carattere sociale, importanti investimenti nella riqualificazione del lungomare e dei principali monumenti

In anni recenti, il Trust ha esteso la sua attività anche in altri Paesi, tra cui la Malesia, dove sono stati condotti interventi di rigenerazione urbana nei siti storici di Georgetown e Penang, e in Uzbekistan, dove il Trust ha assunto la responsabilità del restauro di alcuni dei più grandi monumenti del Paese, come la Moschea Bibi Khanum di Samarcanda o la Moschea Kalyan di Bukhara

In Canada, Paese con cui l’Aga Khan ha sviluppato relazioni molto strette dopo che ha accolto la grande comunità ismailita espulsa dall’Africa negli anni ’60, è stato realizzato l’Aga Khan Museum, edificato a Toronto su progetto dell’architetto giapponese Fumihiko Maki (1928-2024). Sempre in Canada, a Ottawa, è stato realizzato, assieme al Governo canadese, il Centro mondiale per il Pluralismo, un’iniziativa che riflette le profonde convinzioni dell’Aga Khan ed è testimonianza del suo messaggio umanistico. 

Infine, la passione per l’architettura l’aveva spinto nel 1977 a creare un premio internazionale, l’Aga Khan Architecture Award, che oggi è tra i riconoscimenti più prestigiosi del mondo in questo campo, e che da oltre quarant’anni promuove la qualità dell’architettura nel mondo islamico. Queste e molte altre iniziative gestite dal Trust costituiscono il grande lascito di sua altezza l’Aga Khan IV al mondo della cultura e a chi promuove il dialogo interculturale come strumento dello sviluppo umano e della convivenza pacifica.

Una veduta dall’esterno dell’Aga Khan Museum di Toronto

Francesco Bandarin, 09 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

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