Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliDopo lavori di riqualificazione e restauro che hanno reso visitabili quattro spazi in più, il 20 ottobre ha riaperto al pubblico l’Antica Spezieria di San Giovanni, dallo scorso giugno afferente il Complesso monumentale autonomo della Pilotta. L’antico portone sulla facciata occidentale del monastero di San Giovanni Evangelista, abitato dai monaci fin dal X secolo, è stato riaperto e la farmacia è tornata a essere composta da otto sale come in origine. Nei 400 metri quadrati oggi visitabili sono stati realizzati interventi strutturali su muri, pavimenti, vetri, infissi e marmi ai fini della messa in sicurezza. Tutti gli apparati decorativi sono stati sottoposti a un’indagine chimico-fisica; molti anche i restauri degli oggetti del patrimonio mobile, in gran parte anche digitalizzato; interventi anche per allargare l’accessibilità ai portatori di handicap.
La prima notizia della spezieria e farmacia benedettine risale al 1201 e il suo uso si è protratto fino al 1897, data dopo la quale iniziò ad assumere funzioni museali. La visita dei suoi spazi «abitati» da 250 oggetti tra vasi farmaceutici, albarelli, alambicchi, fiaschette, boccali, numerosi volumi botanici ed erbari, rappresenta un tuffo nella storia benedettina e nella farmaceutica.
La Sala del Fuoco ospita il banco delle consegne con una bilancia di precisione e sugli scaffali oggetti in maiolica con l’aquila, simbolo di san Giovanni mentre la contigua Sala dei mortai, cui si accede da un portale con aquila intagliata in legno, conserva nelle dodici lunette affreschi dei maestri della medicina antica, tra cui il greco Ippocrate di Coo (460-370 a.C.), il romano Galeno (129-216), Esculapio dio della medicina figlio di Apollo, lo scienziato persiano Avicenna (980-1037). Nella successiva Sala delle Sirene, o meglio delle Arpie (vista la decorazione) o dei Dottori parmigiani se consideriamo le decorazioni con i ritratti dei maestri della medicina vissuti nella città emiliana tra Cinque e Seicento, il visitatore può osservare una serie di documenti di farmacopea, mentre gli alambicchi sono contenuti nella Sala del Pozzo. Seguono i «nuovi» spazi: la Sala della storia, che racconta le vicende della Spezieria e di chi vi operò attraverso i secoli, la Sala della Regola, che permette di approfondire la l’«Ora et labora» benedettino e la pratica della spezieria monastica, il Corridoio del Monaco che affronta i legami tra corpo, salute e medicina, e la Sala dei veleni o del libro, un piccolo locale in cui lo speziale custodiva sotto chiave i prodotti tossici che oggi ospita volumi di farmacia, medicina e botanica.
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