Veduta della mostra «Eleonora Duse. Mito Contemporaneo» presso Palazzo Cini a Venezia

Foto G. Bianco © Fondazione Giorgio Cini

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Veduta della mostra «Eleonora Duse. Mito Contemporaneo» presso Palazzo Cini a Venezia

Foto G. Bianco © Fondazione Giorgio Cini

A Palazzo Cini il mito della divina Eleonora Duse

A cento anni dalla morte, fotografie, abiti e memorabilia illustrano l’attualità di una delle più grandi attrici di tutti i tempi

«Mia carissima, io, ieri sera, rientrando in casa, ancora in lacrime, ho ringraziato Iddio perché ha permesso che io, prima di morire, ti rivedessi ancora acclamata per il tuo genio e per la tua anima tenera e profonda!». È la scrittrice e giornalista Matilde Serao, in una lettera datata 8 dicembre 1921, a vergare queste parole indirizzate all’amica Eleonora Duse (Vigevano, 1858-Pittsburgh, 1924). Questo e altri carteggi (con Grazia Deledda, Sibilla Aleramo, Arrigo Boito, Gabriele D’Annunzio, Margherita Sarfatti e Giovanni Papini, che in uno struggente scritto del 1915 si dimostra grato per dargli modo di lavorare: «Perché da molti anni, io vivo nel più orribile sacrificio che sia possibile pensare. Sciuparmi in quello che non è mio») restituiscono gli intensi legami di affinità e la grande personalità della Duse.

Nell’anno in cui ricorrono i 100 anni dalla morte, l’Istituto per il Teatro e il Melodranna della Fondazione Giorgio Cini, che della grande attrice detiene l’archivio documentale, le dedica, tra le altre iniziative, la mostra «Eleonora Duse. Mito Contemporaneo» allestita nel Palazzo Cini di Venezia fino al 13 ottobre per la curatela di Maria Ida Biggi. Esaltare l’attualità della figura e offrirne una rilettura slegata dal consueto e sin troppo abusato sodalizio sentimentale ed intellettuale con il Vate, è una delle finalità della mostra che riunisce oggetti e abiti personali, fotografie, contratti, programmi delle tourneé internazionali. Nata da una famiglia di attori girovaghi (nella cui compagnia esordisce ancora bambina come la Cosetta dei Miserabili), nel 1887 fonderà la Drammatica Compagnia della Città di cui sarà primattrice e capocomica. La sua successiva ascesa, che la porterà anche oltreoceano, sarà sempre segnata da una spiccata capacità manageriale, non senza tralasciare «l’arte del silenzio», ossia il cinema. Lei stessa sarà interprete del film «Cenere» tratto dal romanzo di Grazia Deledda.

Nelle sale del Palazzo la selezione in mostra non mira tanto a ricostruire le tappe della sua carriera quanto a evocarne le atmosfere, i rapporti, i momenti significativi. Dai ritratti fotografici di Pau Audoaurd ed Edward Steichen ai dieci abiti di alta sartoria (tra cui quelli in crespo di seta di Jean Philippe Worth, di Mariano ed Henriette Fortuny, di Paul Poiret); dall’orologio da tasca Cartier (per la prima volta esposto) recante incise, le due D (di «Duse» e «D’Annunzio») ad altri memorabilia e oggetti personali.

Veduta della mostra «Eleonora Duse. Mito Contemporaneo» presso Palazzo Cini a Venezia. Foto G. Bianco © Fondazione Giorgio Cini

Veduta della mostra «Eleonora Duse. Mito Contemporaneo» presso Palazzo Cini a Venezia. Foto G. Bianco © Fondazione Giorgio Cini

Veronica Rodenigo, 09 luglio 2024 | © Riproduzione riservata

A Palazzo Cini il mito della divina Eleonora Duse | Veronica Rodenigo

A Palazzo Cini il mito della divina Eleonora Duse | Veronica Rodenigo