Stefano Causa
Leggi i suoi articoliSe abbiamo, forse colpevolmente, indugiato a segnalare il mezzo centinaio di schede di Otto e Novecento di cui è composto Arte italiana. Un percorso in cinquanta opere dal Romanticismo alla video performance è solo perché si sedimentassero alcune delle impressioni a caldo di un volume corale che scommetto terremo a lungo a portata di mano. Quella timonata da Alessandro Del Puppo è forse la più addentrante e articolata disamina uscita negli ultimi venticinque anni di quasi due secoli di cultura figurativa in Italia: dallo «Spartaco» di Vela alla sigla del programma tv «Mister Fantasy» di Mario Convertino a un video del 2013 della siciliana Silvia Giambroni: un repertorio, intelligentemente fazioso, di cinquanta opere di segni e stili diversi (quadri, sculture, maioliche, libri, pubblicità, copertine, video e tanto altro) dove, per una volta, i presenti fanno più chiasso degli assenti, mentre il discorso procede per generose aperture lanciate come antidoto al verticalismo che costituisce il requisito e la iattura dei corsi universitari di storia dell’arte.
Un solo precedente porrei a battistrada di questa dilatazione degli obiettivi: il seminale terzo volume Arte in Italia. Lineamenti di storia e materiali di studio. Sono passati quarant’anni da quel lavoro di Eleonora Bairati e Anna Finocchi che ha contribuito a riplasmare il modo di raccontare il moderno in Italia dal terreno, scivoloso per definizione, del manuale scolastico. È questa, ma con un significativo cambio di paradigma, una delle possibili matrici del libro appena dato alle stampe da Carocci.
Del Puppo ha scritto direttamente, oltreché una breve introduzione, poche schede e per il resto ha reclutato da Atenei dell’Italia settentrionale, di Roma e di Salerno non meno di quindici addetti al contemporaneo. La velocità di crociera non è la stessa, come naturale accada in ogni impresa corale. Da un lato c’era il progetto di ripensare, con tutti gli strumenti metodologici a disposizione, a problemi su cui la discussione sembrasse acquietata (Fattori, Boccioni, Casorati, Morandi, Martini, De Chirico, Savinio o Balla tra i primi). Ma questo gioco di sistole e diastole ha coinvolto altri maestri, di solito non a portata di menu universitario (e qui ringrazieranno gli appassionati del museo Revoltella di Trieste). L’abilità e, diciamo pure, il coraggio di Del Puppo è stata armonizzare tutti senza smussare, di nessuno, particolarità (e limiti) che il lettore, se attento, è invitato a riconoscere. Sicché più che la dizione di curatore si dovrebbe parlare, per prendere a prestito la formula di un disco di Miles Davis del 1969 più che presente a Del Puppo, di «directions in music». Non curatore ma direttore dei lavori, capo cantiere. Non dispiacerà al nostro autore questo lieve ma cruciale aggiustamento.
Arte italiana. Un percorso in cinquanta opere dal Romanticismo alla video performance
a cura di Alessandro Del Puppo, 340 pp., ill. col., Carocci, Roma 2024, € 32
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